Corriere di Verona

La maglietta del Firm i «vecchi» della curva e della destra radicale L’altro «popolo» del nuovo sindaco

- Di Angiola Petronio

VERONA Lui si è definito «sindaco di un centrodest­ra veronese che dopo tanti anni si è ritrovato». Ma l’altra notte, tra via Mazzini e Palazzo Barbieri a ritrovarsi è stata anche un’altra destra veronese. Quella radicale. Quella che lui, Federico Sboarina, ha sempre evitato di far apparire ufficialme­nte tra le sue fila. Ma che in realtà non solo ha sostenuto la sua campagna, ma ne è stata parte integrante. Domenica sera aveva, il neo sindaco di Verona, una polo blu con lo stemma delle arche scaligere in giallo. «È un regalo, c’è il simbolo della città. Avevo promesso che se avessi vinto l’avrei indossata...», ha spiegato. In effetti quella maglietta che Sboarina indossava è davvero un simbolo. Ma non di certo di Verona. O, meglio, lo è. Ma di una parte ben schierata della città. Quella - appunto - della destra radicale. In particolar­e di Forza Nuova, che tra l’altro si è sfilata non solo al ballottagg­io ma addirittur­a alle elezioni.

Quel «simbolo», che richiama la lavorazion­e della cancellata delle Arche Scaligere, è ideato e prodotto da The Firm. Negozio di fronte al Bentegodi e una Srls che è un quadrumvir­ato. I soci sono Yari Chiavenato, ex responsabi­le di Forza Nuova con guai giudiziari per risse e aggression­i; Andrea Iacona, condannato per l’aggression­e di piazza Viviani; Nicola Martello, problemi con la legalità per tifo violento, danneggiam­ento e lesioni; Omar Abd El Rahman ex responsabi­le cittadino di Azione Universita­ria, organizzaz­ione studentesc­a di destra. La polo ha pure un nome: «Old school Verona» e la si trova sul sito del Firm. Quella «vecchia scuola» che nel fregio delle Arche ha un riferiment­o chiaro. Lo si vede in particolar­e allo stadio, quel fregio. Su maglie, sciarpe, pantalonci­ni e altro. Ed è riconosciu­to come un simbolo di «appartenen­za». Alla destra radicale, appunto.

Quel fregio è anche nella pagina Facebook di «Verona ai veronesi», comitato che si definisce «apartitico», ma che non è per nulla «apolitico», nato da una miscellane­a tra Veneto Fronte Skin e Forza Nuova. Ufficialme­nte non schierato, il comitato si è dichiarato a fianco di quei sindaci che rigetteran­no in toto lo Sprar, il sistema di protezione per richiedent­i asilo. Giustappun­to uno dei cavalli di battaglia della Lega Nord che sostiene Sboarina. Ma il «feeling» del nuovo

La polo e il simbolo

A sinistra il neo sindaco Federico Sboarina con la maglia prodotta da The Firm che riporta il simbolo delle Arche (qui sopra) ed è riferiment­o della destra radicale sindaco con la destra radicale non è solo una questione di «guardaroba». A fargli da «cordone protettivo» nella passeggiat­a trionfale in centro sfilavano volti che la storia della «Verona nera» l’hanno scritta. A prevenire eccessive «effusioni» da parte degli elettori c’era Stefano Stupilli, indagato nella prima metà degli anni Novanta con Franco Freda per aver fatto parte del Fronte Nazionale, che per gli inquirenti altro non era se non un rigurgito del partito fascista. A dirigere i cori - che nel repertorio hanno incluso anche diversi «Tanti auguri a te» indirizzat­i alla Bisinella che compiva gli anni Alberto Lomastro, uno dei capi storici delle disciolte Brigate, candidato in tempi andati anche alla Camera per il Msi-Fiamma Tricolore con qualche guaio giudiziari­o per le sue idee politiche. Perché quello al sindaco di «centrodest­ra» da parte della destra radicale che non rifulge in partiti, comitati o movimenti è stato un apporto non indifferen­te. Nella «pratica», come domenica sera. Ma, soprattutt­o, nella dote di voti - non pochi - che gli ha portato.

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