Sit in, incontri, grandi manifestazioni di piazza gli ex soci in causa temono di restare senza nemico
Ieri un sit in a Cornuda con 200 risparmiatori provvisti di pentole, coperchi e attrezzi rumorosi, venerdì 30, in piazza dei Signori, a Vicenza, il coordinamento «Don Torta» spera di portarne almeno 2 mila. «E’ l’aggancio ideale con le madri di Plaza De Majo – azzarda Andrea Arman, leader dell’associazione «Noi che credevamo nella Bpvi» - con la differenza che a loro lo Stato ha portato via i figli, a noi i soldi. L’art. 3 del decreto di domenica pone di fatto le basi per espropri senza indennizzo».
La decisione del Governo di spianare la strada a Intesa SanPaolo non è digeribile, insomma, per la chiusura delle vie legali verso le ex popolari: «Sarebbe stato meglio andare con le pentole a Roma – ribatte però Francesco Celotto, vicepresidente dell’associazione dei soci delle Popolari Venete, in conflitto con i disegni di Arman – e noi ci limiteremo invece a promuovere un incontro per comprendere come ci si possa insinuare nel passivo delle banche fallite. E questa sera, da Castelfranco, saremo in diretta ad “Omnibus” di La7».
Rimane il fatto che fra gli ex azionisti delle ex popolari a sentirsi meglio oggi sono quelli che hanno accettato l’Offerta pubblica di transazione. Azione evaporata ma il 15% del patrimonio perduto è almeno rientrato esentasse. Chi riteneva fosse troppo poco e ha scelto la via giudiziaria invece ha una strada tutta in salita perché l’interlocutore non c’è più. Un azionista, poi, in una liquidazione fallimentare appartiene alla classe meno tutelata perché ha acquistato capitale di rischio, prima di lui devono essere risarciti tutti gli altri creditori. «Io chiederò tutti i giorni che sia istituito un fondo di garanzia», dice Matteo Moschini, avvocato del Movimento di difesa del Cittadino che assiste 800 soci di entrambi gli istituti: «Le ragioni ottenute fino ad oggi dall’Arbitro della Consob e le azioni legali attivate sperano possano servire ad indurre il Commissario ad accogliere la richiesta di essere ammessi al passivo». Strategia errata? «Fino a dieci giorni fa stava in piedi l’ipotesi di ricapitalizzazione precauzionale e le banche le avremmo ancora. Com’era possibile prevedere?».
Ad essersi sempre opposto alla Opt è stato invece Renato Bertelle, avvocato di Vicenza noto anch’egli per il suo lavoro accanto agli azionisti delle ex popolari: «Adesso credo sia importante muoversi in tanti, politica in testa, per indurre le banche a destinare, ad esempio, quanto proverrà delle azioni di responsabilità ai soci azzerati». Una relativa certezza per i destinatari dei fondi per i disagiati (30 milioni da ciascuna delle due banche) arriva infine da Patrizio Miatello, a capo della associazione «Ezzelino da Onara». «Venerdì il Cda di Montebelluna ha accordato una proroga per la presentazione delle istanze. Quel Cda non c’è più ma è impensabile che i nuovi amministratori possano scegliere di azzerare quella dotazione».