Arte e sicurezza, il caso piazza Bra
Il piano anti-Isis Il salotto della città e i jersey. Sgarbi: «Si mettano vasche d’acqua». Daverio: «Si sfrutti il marmo di Verona» Portoghesi: «No a una cittadella di guerra». Cibic: «Sì a un concorso di idee, io ci sono»
Vasche d’acqua, fioriere, muretti in marmo rosa. Artisti e professionisti si confrontano sulla «pianificazione» estetica delle misure anti-Isis a Verona. Con un unico input, come spiega l’architetto Paolo Portoghesi: «Emanciparsi dalla bruttura dei piloni in cemento che danno al centro un assetto di guerra». Le ipotesi? Un concorso di idee viene sollecitato da più parti. «Io mi metto a disposizione - aggiunge l’architetto Aldo Cibic - serve trasformare questa emergenza in opportunità per abbellire il territorio». Nel frattempo, i critici d’arte Philippe Daverio e Vittorio Sgarbi danno le loro ricette per piazza Bra: piscine anti-camion e muretti di marmo scaligero rosa e bianco.
Le autorità si preoccupano di blindare, loro stanno già studiando come conciliare sicurezza e bellezza. Sono «oltre». Artisti ed architetti hanno già aperto il dibattito sulle protezioni anti terrorismo delle piazze nazionali.
In particolare, il «gioiello» Verona attira l’attenzione di archistar ed esperti che mal sopportano i piloni di cemento della prima emergenza (il Comune ha allo studio un progetto con barriere a scomparsa). Già, perché fin dagli ultimi mesi dell’era Tosi, capodanno 2017, come prima misura antisfondamento, in Bra hanno debuttato i new jersey, ora più che mai attuali, dopo l’ultimo attentato via furgone a Barcellona. «Questi piloni imbruttiscono i nostri centri storici, compreso quello di Verona esordisce l’architetto di fama internazionale Paolo Portoghesi - danno proprio la sensazione di essere sotto assedio, sembra che siano dei manufatti di guerra, almeno questa è la sensazione che comunicano al pubblico. Serve studiare una situazione più gentile, soprattutto se necessarie sul lungo periodo». E già si pensa ad una trasformazione «soft» del centro scaligero in assetto anti Isis. «Creare delle barriere va bene, nel periodo in cui viviamo, ma non così elementari e crude - prosegue Portoghesi -. Qui serve fantasia, serve coinvolgere gli artisti locali, altrimenti trasformiamo la città in cittadella di guerra. Abbiamo il dovere di non lasciarci spaventare oltre il necessario anche in tal senso: troviamo soluzioni stimolanti, con garbo ed eleganza, con cui misurarci, emancipandoci dai piloni di cemento». Per Portoghesi, si può ipotizzare, oltre al concorso di idee che coinvolga professionisti locali e scuole di artisti, anche una soluzione B: «Per piazza Bra ed altri luoghi clou del centro si possono pensare ad alcune paratie metalliche che siano leggere, che si possano ancorare facilmente alla pavimentazione e che resistano, così, agli urti di camion o altri mezzi pesanti racconta l’architetto da Roma -: ma questa è solo una delle tante ipotesi. L’importante è non fermarsi al new jersey, cercare insieme una soluzione che sia in sintonia con l’ambiente».
D’accordo anche Aldo Cibic, storico fondatore del collettivo di progettisti «Memphis» e restauratore dello storico Teatro Ristori, riconsegnato alla città nel 2012. «Serve trasformare questo bisogno in opportunità, in occasione di fare meglio spiega dagli States - con qualcosa che si leghi profondamente allo spirito del luogo e che non venga assolutamente omologato in tutte le città: ogni centro e ogni piazza hanno le loro caratteristiche, un’armonia da condividere. Risolvere in modo brutale, con piloni di cemento, questa situazione, significa arrendersi». Per Cibic è possibile trovare delle protezioni che «non facciano venire il mal di testa dal punto di vista dei costi» e che mettano d’accordo tutti.
Con un unico input, già condiviso da diversi artisti ed esperti del settore: levarsi quando prima da questo assetto di guerra. «Verona merita progetti specifici, ci sono bel-
Paolo Portoghesi Questi piloni di cemento imbruttiscono la Bra, servono soluzioni più gentili, magari delle protezioni metalliche che siano leggere da ancorare alla pavimentazione Aldo Cibic Trasformiamo questa emergenza in nuova opportunità: non arrendiamoci. Se mi chiamate, io mi metto a disposizione, è una sfida stimolante
lissime fioriere ed oggetti mobili a cui ispirarsi - spiega Cibic -. Il concorso di idee? Sono d’accordo, ma a patto che chi lo indice preveda regole precise e una giuria selettiva qualificata, a garanzia del risultato». E c’è anche una sorpresa: «Mi chiedete se mi metterei a disposizione di Verona per questo studio? Certamente - conclude l’architetto che ha già lavorato nel territorio -. Io ci sono se serve. Credo che questo possa essere un lavoro estremamente stimolante a livello di creatività e sensibilità».