Pellissier: partiti bene, ora non bisogna abbassare la guardia
Siparietto: Birsa riceve il Cangrande del Bentegodi e Sergio Pellissier, secondo classificato, gli batte sorridente la spalla: «Ecco perché quando giochiamo in casa non la passi mai…». Scena comica ma anche simbolica, perché capitan Pellissier il Cangrande l’ha vinto quattro volte ed è come un piccolo passaggio di consegne dal bomber valdostano, 38 anni, 107 gol in A tutti col Chievo, al trequartista sloveno: «Gliel’ho anche detto, a Valter: il primo anno (2014/15, ndr) faticava a esprimere le sue qualità. Adesso, invece… come gioca, i cross, gli angoli, le punizioni, quando lui ha la palla sai come attaccare profondità o primo palo, insomma oggi Birsa per noi è fondamentale». Sala stampa di Veronello, tre giorni dopo il debutto felice, 2-1 a Udine firmato Inglese e Birsa (appunto). Pellissier, ultimi scampoli di gara in Friuli, riassume: «Vittoria che fa comodo. Io? Ora sto bene. Col Lugano, a metà luglio, un difensore m’era entrato sul fianco col ginocchio, alla Sebastiano Rossi. Ma mi alleno dalla settimana scorsa e non sento più dolore». Si sente, quando parla Pellissier, la consapevolezza del capitano che partecipa e osserva. Prendi Inglese, ad esempio: «Anni fa, quando faceva un po’ di ritiro con noi, vedevi la qualità, ma di testa non era ancora adatto: adesso sì, sa cosa deve fare per stare in A, inoltre è un bravo ragazzo e s’impegna ogni giorno: non so quanti gol prevedergli (10, lo scorso torneo, ndr) ma restando così, concentrato, di sicuro i gol arriveranno». Prendi, ancora, le nuove leve, quei giovani che «servono, in un calcio dove corri tantissimo», meglio se aiutati a inserirsi «da un gruppo solido di esperti come il nostro», dice Pellissier: «In giro ci sono giovani che si credono già arrivati. Qui al Chievo, invece, ascoltano e imparano. Gaudino è forte. Poi mi piace particolarmente Vignato (17 anni oggi, ndr), qualità straordinarie, quando sarà titolare inamovibile io mi sarò già ritirato: peccato, avrei voluto giocarci insieme». Da Inglese a Vignato, parliamo di attaccanti e di un settore in cui Pellissier può ancora dire parecchio. «Adesso i difensori sono fisicamente molto più forti. Invece 10-15 anni fa ragionavano molto con la testa. Penso, qui al Chievo, a Icio D’Angelo: leggeva il gioco prima di tutti e fregarlo era difficile. Oggi l’esperienza ti avvantaggia: spesso i difensori si fidano più della loro prestanza che di quanto sta succedendo nell’azione, o magari sono giovani e il troppo entusiasmo li induce all’errore». L’errore che potrebbe commettere il Chievo? «Abbassare la guardia. Con l’Ascoli in Coppa e a Udine l’abbiamo rimessa dalla nostra parte, ma con le grandi, se cerchi troppo di tenere il risultato, rischi di perdere pur meritando di vincere». Vincere col possesso palla, pare la nuova sfida gialloblù. «Io, vecchio stampo, sarei per non rischiare, a volte meglio buttarla via. Ma il possesso, se fatto bene, ti dà fiducia, anche perché così gli altri corrono un po’ a vuoto e si stancano. Chiaro, non è facile, servono sangue freddo, qualità, credere in ciò che si fa, ma abbiamo i giocatori giusti e potrebbe essere un nuovo modo di vedere il Chievo: mi auguro che porti anche ai risultati».