Ben vengano ma non svuotino le nostre imprese
Occorre però andare al nocciolo della questione: il Nordest ci perde o ci guadagna? Il fatto è che in molte aziende lungo la Serenissima ci sono storia, prodotti vincenti, progetti per il futuro, ma mancano i capitali per la crescita e l’internazionalizzazione. Non solo: spesso la gestione familiare mostra la corda e i passaggi generazionali si presentano complicatissimi se non nefasti. Conclusione: ben vengano gli stranieri, se portano risorse finanziarie, canali di sbocco sui mercati planetari, cultura manageriale. L’importante è che non svuotino le imprese. In concreto, qui deve restare il know-how, ovvero la progettazione, la ricerca, il cervello aziendale. E soprattutto, qui devono restare i posti di lavoro, perché le competenze e il capitale umano, anche a livello operaio, sono insostituibili e (ormai è dimostrato) intrasferibili. Basta chiedere a FrançoisHenri Pinault, patron della francese Kering, che ha trasformato Bottega Veneta in un gigante da 2 miliardi di fatturato. Oppure ai cinesi di Grandland. Il giorno stesso dell’acquisizione di Permasteelisa dai giapponesi di Lixil si sono affrettati a dichiarare che «la società verrà gestita come entità separata e indipendente. E manterrà la sua sede centrale storica a Vittorio Veneto». Il made in Veneto come valore aggiunto.