Rischio sismico, nuove linee per costruire
Verona rientra nella zona 3, quella a basso rischio L’assessore: «Passo importante, un aiuto ai progettisti»
Quanto è forte il «rischio terremoti» a Verona? La risposta arriva dal Comune che ha quasi pronto uno studio sul territorio cittadino. Una volta approvato dovrà essere recepito da tutti gli strumenti urbanistici.
La domanda, visto quello che è accaduto a Ischia pochi giorni fa e vista la ricorrenza di un anno dal disastro di Amatrice e dintorni, è di stretta attualità: quanto è forte il «rischio terremoti» a Verona? La risposta arriva da Palazzo Barbieri che fa sapere che è quasi pronto uno studio sul territorio cittadino. Una volta approvato, il nuovo strumento di analisi geologica dovrà essere recepito da tutti gli strumenti urbanistici in vigore (Pat - Piani d’Intervento - varianti collegate) e preso come riferimento per la stesura di tutte le progettazioni edilizie future per la prevenzione del rischio sismico.
Secondo la classificazione sismica fatta dalla Regione, Verona rientra nella zona 3 a bassa sismicità (penultima posizione nella scala che ha nel 4 l’ultimo grado di pericolo). Ciò nonostante, è importante il monitoraggio dettagliato delle micro zone, in quanto l’area veronese ha una conformazione geomorfologica molto differenziata: collinare-lessineo, depositi fluvio-glaciali, pianura e risorgive. Per questo si è reso necessario l’approfondimento che è attualmente a Roma. «Questo studio è un passo importante, che sarà di grande aiuto al Comune e ai professionisti veronesi – ha detto l’assessore all’Urbanistica, Ilaria Segala -. I tecnici comunali e i progettisti potranno così procedere alla valutazione dell’eventuale stato di rischio degli edifici veronesi. Per quanto riguarda il Comune provvederemo al monitoraggio degli edifici pubblici, a cominciare da quelli scolastici. Ricordo, comunque, - ha concluso Segala - che il grado di rischio stimato per la nostra area è classificato al livello 3, quindi basso». Lo studio andrà ad incidere sulle regole di edificabilità, presentando nuove aree di assetto del territorio, suddivise in 8 microzone «stabili», a bassa incidenza di rischio sismico, contrassegnate da un particolare «modello geologico del sottosuolo», corrispondente ad una determinata sequenza stratigrafica di terreni con differenti caratteristiche. Altre tre zone saranno definite «di attenzione per le instabilità», e saranno identificabili nelle aree di attenzione per instabilità da frane, presenti in particolare sulle zone collinari di Verona; di attenzione per liquefazioni, presenti nella zona di pianura e caratterizzate da terreni sabbiosi; di attenzione per faglie attive, dove potrebbero esserci in superficie rotture di terreni, presenti in limitate zone pedemontane del territorio.
Segala Monitorere mo gli edifici pubblici a cominciare dalle scuole