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L’amarezza di Piovesana (Unindustria): 200 posti di tirocinio retribuito, solo 100 aderiscono
Il tasso di disoccupazione in Veneto, a fine marzo, era del 6,8%. Quello dei giovani con meno di 24 anni quasi tre volte tanto, il 18,6%. Eppure, una proposta di tirocinio professionalizzante retribuito attraverso fondi europei e organizzato da Unindustria servizi e formazione Treviso-Pordenone, con il contributo della Regione Veneto nell’ambito del progetto Garanzia Giovani, è stata per metà ignorata. Soltanto poco più di 100 disoccupati fino ai 29 anni su 200 posti disponibili hanno aderito e tutto questo mentre le industrie, rivitalizzate dai primi progressi della ripresa, rischiano di dover rinunciare a ordinativi per mancanza di manodopera qualificata.
Evidentemente, è il commento amaro di Maria Cristina Piovesana, presidente di Unindustria Treviso, molti dei nostri giovani «continuano a sognare di diventare cuochi e magari di partecipare ai molti programmi televisivi nei quali vengono trattati e talvolta umiliati in maniera inimmaginabile in qualsiasi azienda».
Il primo messaggio post-ferie della leader confindustriale trevigiana, dunque, anche quest’anno punta il dito contro chi si ritiene di essere classe dirigente. Dodici mesi fa, la sferzata era diretta a una «classe dirigente cialtrona», incapace di prevenire il collasso delle ex banche popolari cullandosi nel mito appassito del «Nordest da bere». Oggi, la responsabilità, individuata nelle componenti sociali e istituzionali trevigiane, sta nel non decidersi a «parlare chiaro e ricostruire un quadro veritiero e credibile in cui le aspettative dei giovani, e non solo, possano trovare un riferimento per poter costruire il proprio futuro». Dire con nettezza, cioè, quello che peraltro è sotto gli occhi di tutti: Treviso è l’ottava provincia industriale italiana per imprese e addetti e la sesta provincia manifatturiera, è un territorio che ha industrie e servizi avanzati e competitivi e dove esistono realmente «opportunità di crescita personale e professionale come pure garanzie e tutele».
Un dato di fatto, non una campagna di marketing per ridare lustro alle antiche ambizioni del posto fisso dentro una fabbrica. «Un messaggio prosegue ancora la presidente degli industriali di Treviso che vorremmo fosse sentito come proprio dalle famiglie, dalla scuola e dai giovani. Valorizzare i loro talenti, metterli alla prova nelle nostre aziende per ricevere il loro contributo innovativo, è la sfida che ci attende». E lasciar scadere le risorse messe a disposizione dalla UE per la crescita professionale dei giovani non è certo una mossa brillante. «Vogliamo far sì che la nostra comunità operi finalmente con un’intelligenza di sistema che mette insieme le molte “menti intelligenti” di cui disponiamo. Il sistema industriale, competitivo e internazionalizzato come il nostro, diventa parte di un disegno complessivo per rendere Treviso un territorio in cui i giovani, e non solo, possano pensare di costruire il proprio futuro».