Corriere di Verona

E sul Liston i commercian­ti non si lamentano: «Le barriere? Bruttine, ma ai turisti piacciono...»

- Matteo Sorio

«Un cliente mi ha appena chiesto perché quella piuma sul cappello dei militari… cosa gli rispondo?».

Di questi tempi, sul Liston, può succedere che il bagaglio di cameriere e camerieri debba esulare dallo stretto territorio enogastron­omico del menù. Del resto, a esulare dall’immagine tradiziona­le di Piazza Bra («si compri una cartolina se vuol vedere cos’eravamo prima del terrorismo», suggerisce una tabaccaia) sono proprio le barriere in cemento e i militari intorno.

Quelle barriere che spingevano ieri alcune archistar come Paolo Portoghesi a suggerire, dalle colonne del Corriere di Verona, «soluzioni più gentili che non imbruttisc­ano la Bra» o, perlomeno, che non la facciano sembrare una «cittadella di guerra».

Ebbene, per chi lavora sul Liston, tutto ciò è lana caprina, una superflua questione di look. «Risparmiam­oci le chiacchier­e sull’estetica», scuote la testa Roberto Giacomini, direttore dell’Olivo: «Belle o brutte, sappiamo tutti a cosa servono, non raccontiam­oci storielle per distrarci dal problema: renderle più graziose potrà interessar­e forse qualche veronese, non certo il turista. Ci penseremo più avanti, all’estetica, qualora dovessero restare in Bra per sempre. Il punto è l’efficacia, su cui non sta a me dare un giudizio. Per il resto, mi creda, i clienti non se ne lamentano». Non se ne lamentano, anzi.

Secondo Marcello De Marco, titolare de La Costa in Bra, «i new jersey ti fanno sentire più sicuro, quindi uno è invogliato a passarci, dalla Bra. Al massimo, il cliente domanda. Tipo un tedesco, giorni fa, che mi chiedeva perché, secondo me, in Italia non è ancora successo niente. Sono d’accordo però che se le barriere diventeran­no una presenza fissa, allora a qualcosa si potrà pensare, tipo dipingerle con temi legati all’opera come suggerisce Giovanni Montresor (consiglier­e dell’Ordine degli Ingegneri e del Centro nazionale studi Urbanistic­i, ndr)». E insomma, quel clima da «cittadella di guerra?».

Riflette Raffaello Cedro, titolare dell’Emanuel, che «ci si abitua a tutto e comunque non credo che i new jersey possano creare un brutto clima». Per Cedro, d’altro canto, «sono molto interessan­ti le proposte uscite dal dibattito, soprattutt­o l’uso dei blocchi di marmo veronese come ipotizza Philippe Daverio». Perché «un effetto più soft non sarebbe male». E perché «l’idea di città presidiata, un po’, ce l’hai, se entri in Bra».

Chi entra in Bra e siede ai tavolini del Liston, a volte, domanda «se davvero pensiamo che i new jersey possano impedire, qui a Verona, ciò ch’è accaduto da Nizza a Barcellona nell’ultimo anno», e per Luca Benoni, direttore del Liston 12, la risposta è che «no, non possono, uno passa comunque. Diciamo che servono a calmare le nostre coscienze. E poi non crediate che i turisti si lamentino, di quelle barriere di cemento. A loro semmai dà fastidio quando la Bra è piena di bancarelle: la preferisco­no vuota, perché così la visuale sull’Arena è libera».

Anche al Brek la pensano così, basta ascoltare Vittorio, il direttore: «Un tir in velocità non lo fermeresti comunque, anche perché c’è un’apertura, tra le barriere. Sarebbe più furbo mettere dei new jersey ogni dieci, venti metri. L’altro giorno alcuni turisti si facevano il selfie, lì davanti, e quasi sganasciav­ano… Io, in generale, sono convinto che si debba agire a monte. Per carità, parliamo di un deterrente, serve anche questo: però serve a poco». Il concetto, anche stavolta, è chiaro: l’estetica lasciamola da parte. Anche perché, come sintetizza Roberto Zanini dell’Ippopotamo, «i new jersey spaventera­nno un po’ ma almeno danno un senso di sicurezza: sarebbe bella una piazza Bra senza barriere… ma sarebbe bello anche un mondo senza terrorismo».

Roberto Giacomini Belle o brutte le barriere sappiamo a cosa servono. Il punto è l’efficacia, all’estetica ci si penserà Marcello De Marco I new jersey ti fanno sentire più sicuro quindi uno è invogliato a passare dalla piazza Raffaele Cedro Ci si abitua a tutto, ma è molto interessan­te la proposta di Daverio di usare il marmo veronese Roberto Zanini Sarebbe bella una piazza Bra senza barriere, ma sarebbe bello anche un mondo senza terrorismo

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