I «padroni» cinesi? «Danno ordini senza mediazioni E odiano gli sprechi»
Una visione «verticale» e un po’ autoritaria nei rapporti con il personale. Una certa tendenza «lean» alla riduzione degli sprechi. E qualche incomprensione, dovuta, per lo più, a questioni di carattere culturale e linguistico. Perché nel mucchio dei 145 investitori stranieri a Nordest (per un impiego complessivo di 8,1 miliardi di euro, fonte Kpmg) ci sono anche loro, i cinesi del nuovo corso espansivo dell’economia, quelli spinti dalla complessità del sistema interno a continue acquisizioni in Europa.
In Veneto, lo sbarco cinese ha una data di rilievo: 15 dicembre 2014, giorno dell’inaugurazione della newco «Wanbao Acc Italia», di proprietà del colosso cinese Wanbao. La newco è l’erede della storica Acc di Mel (Belluno), dichiarata insolvente nel giugno 2013. Va detto che la nuova azienda non ha avuto vita facile: il mercato del «bianco», legato all’edilizia, se l’è passata male.
«Ora però sta recuperando volumi», nota Bruno Deola di Fim Cisl. Per il futuro prossimo, le sfide sono serie: «Il piano industriale prevede sì un aumento dei volumi fino a 2,7 milioni di compressori per frigoriferi entro due anni, ma anche 150 esuberi. C’è un piano formativo per una buona metà di questi. Per il resto, si vorrebbe introdurre il part-time, ma sarà dura». Perché? «Questioni di mentalità – continua Deola -: in Cina la gente lavora tutto il giorno».
Ma cos’è cambiato in fabbrica con i cinesi? «Non molto, sotto il profilo organizzativo, il management è italiano. Ma per i cinesi gli ordini passano dall’alto verso il basso senza mediazioni, di sindacati o quadri aziendali. E poi loro non ammettono sprechi. Ora ci sono le fotocellule, per evitare luci accese».
Spiega Nadia De Bastiani, rsu di Fiom Cgil, che «ora l’ad Wu Benming è tornato in Cina, a quanto se ne sa. È stato sostituito da “Mr Lu”. Come delegata posso dire che non è facile, perché noi siamo abituati ad una mentalità di confronto. Qui, invece, per molto tempo è mancato il capo del personale». Secondo Luca Zuccolotto di Fiom Cgil, «è bene si capisca che, se i cinesi vengono qui, è perché c’è un valore aggiunto: i lavoratori. Il resto è poco interessante».
Zuccolotto Vengono qui per un valore aggiunto, i lavoratori