Corriere di Verona

Gli applausi all’imam «Ho avuto i brividi»

- Di Angela Tisbe Ciociola

PADOVA Brividi. E lacrime. È questo che la marea di fiaccole in piazza della Libertà a Bassano, giovedì sera, ha suscitato nel cuore di Bouchaib Tanji, classe 1960, presidente della Federazion­e islamica del Veneto, da quasi 30 anni in Italia dove lavora in un’azienda di Portogruar­o. Con il suo lungo abito bianco e il fez rosso è salito sul palco davanti ai genitori di Luca Russo. «Siamo tutti dalla stessa parte, cristiani, musulmani, e dobbiamo essere uniti. La nostra divisione è uno dei loro obiettivi», ha detto con la voce

spezzata dalla commozione, prima di essere salutato con un lungo e non scontato applauso. Cosa ha provato giovedì sera?

«È stata una serata piena di emozioni. Era la prima volta che partecipav­o a una fiaccolata. E trovarmi davanti così tante persone, tutte vicine, tutte unite. È così che deve essere».

Ha avuto modo di scambiare due parole con i familiari di Luca?

«No, erano troppo provati. Però la sorella Chiara mi ha ringraziat­o. E io ho pianto quando

ho sentito il suo discorso».

Come mai le ha fatto questo effetto?

«Le mie figlie, dopo la laurea, si sono trasferite all’estero. Sarebbero potute essere anche loro coinvolte in un attentato. Perché questo la gente non capisce: che siamo anche noi vittime».

Quando ha finito il suo discorso, dalla folla è partito un grande applauso. Cosa ha provato?

«Mi sono venuti i brividi. È stato emozionant­e, soprattutt­o vedere il padre di Luca applaudire. Anche l’abate di Bassano, don Andrea Guglielmi, mi ha detto di essersi commosso. Mi ha fatto molto piacere, se posso usare questa parola in un momento del genere».

C’è ancora tanta gente che vi guarda con diffidenza. Anche lei e sua moglie siete stati aggrediti verbalment­e da alcuni militanti legati a Casa Pound che l’hanno accusato di essere un «nazista».

«Si, alcune persone non hanno preso bene il mio impegno per l’integrazio­ne. In quel caso ho presentato denuncia. Capisco che in un momento di rabbia si inizi a parlare a vanvera. Il sistema migliore per superare le incomprens­ioni è spiegarsi. L’ignoranza fa male».

Le è mai capitato di trovare, all’interno della

sua comunità, qualcuno che le ha dato preoccupaz­ioni per il suo integralis­mo?

«Quando il ministro Alfano nel 2014 ha espulso l’Imam di San Donà di Piave che aveva chiesto la morte degli Ebrei, io l’ho appoggiato. E alcuni della mia comunità mi hanno criticato duramente. Anche adesso molti non mi parlano più. Ma ho detto loro che stanno sbagliando. L’apertura che ho dimostrato non mi lascia tranquillo e anzi mi ha creato qualche problema».

C’è chi vi accusa di non fare abbastanza per fermare gli atti di terrorismo, di non isolare in modo netto le persone pericolose.

«La gente pensa che noi possiamo riuscire a fermarli. Noi però siamo nel mirino come voi. A Barcellona sono morti tre Marocchini. E questo perché i terroristi non guardano chi hanno di fronte. Uccidono e basta. Quello che possiamo fare è denunciare le mele marce».

C’è chi però dice che anche se non tutti i musulmani sono terroristi, tutti i terroristi sono musulmani.

«Bisogna dividere tra la fede e la persona. Prendiamo gli attentator­i della Francia. Erano tutti giovani nati e cresciuti lì. Poi, però, non sono riusciti a inserirsi nel tessuto della società. Si sono trasformat­i in prede facili, sono stati re-

clutati come assassini, usati dal punto di vista politico. Sono gesti di matrice islamica, è vero, dicono che uccidono nel nome dell’Islam, ma andiamo a cercare cosa è davvero l’Islam. Loro non lo sanno, non l’hanno capito. L’Islam non è terrore, è pace, amore». Ci sono però alcuni passi nel Corano in cui si incita a uccidere gli infedeli.

«(La voce si indurisce, il tono si fa più appassiona­to) Sono frasi decontestu­alizzate. Si riferiscon­o al momento in cui alcune persone hanno attaccato il Profeta, dopo la rivelazion­e del Corano, e lo hanno cacciato dalle sue terre. Ma il Corano non invita a uccidere, anzi. Si legge che Dio ha creato l’uomo “per fare conoscenza fra di voi”. E ancora che “colui che toglie la vita a una persona non sentirà l’odore del Paradiso”, c’è poi scritto. Capisce ora?». Ieri non è andato al funerale di Luca. Come mai?

«Non ho potuto. Per andare alla fiaccolata ho dovuto chiedere un giorno di ferie. Non sono riuscito ad averne due. Ma almeno così ho potuto incontrare i genitori (e qui la voce si incrina nuovamente al pensiero della fiaccolata). Mi sarebbe dispiaciut­o troppo non poterlo fare».

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L’intervento Bouchaib Tanji alla fiaccolata per Luca

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