La Cisl: «Sostegno, pochi insegnanti gli atenei chiedano più posti» La replica: «Mancano i candidati»
VERONA (d.o.) È scontro tra sindacati e mondo della scuola (e dell’università) sui posti previsti per i corsi di formazione destinati agli aspiranti insegnanti, in particolare quelli di sostegno. Sarebbero troppo pochi, secondo la Cisl Scuola del Veneto, per garantire un numero adeguato rispetto a quelle che sono le esigenze della famiglia. «Sebbene dotati di buona volontà, anche per l’anno scolastico che sta per iniziare - afferma Sandra Biolo, segretaria regioale di Cisl scuola - i docenti di sostegno non saranno presenti in numero sufficiente. In Veneto, gli alunni con disabilità sono 16.424, di cui 7mila gravi». E i posti per i corsi (obbligatori per la formazione) previsti dalle due università che li possono organizzare (Padova e Verona) «non sono adeguati». Da qui il quesito: «Poichè il Miur autorizza il numero dei corsisti in base alle richieste delle università - si chiede Biolo - : perché gli atenei non chiedono più posti? Già l’anno scorso i troppo pochi corsi attivati hanno fatto perdere l’opportunità a 1.559 giovani di avere un posto di lavoro; sebbene il Miur infatti avesse autorizzato ben 1.743 immissioni in ruolo, ne sono state fatte solo 184, proprio per la mancanza di personale specializzato». Lo squilibrio che in Veneto vede per il prossimo anno 560 posti per i corsisti nelle due Università (280 a Padova e 280 a Verona) a fronte delle 1.743 nomine in ruolo, si ribalta invece in altre regioni: in Campania sono 691 le nomine per 1.550 posti autorizzati dal Miur, o ancora in Molise il contingente è di 370 specializzandi per 35 immissioni in ruolo. «Quello che manca è la programmazione» conclude la sigla. La replica arriva da Mario Longo, referente dei corsi di Tirocinio formativo attivo dell’università di Verona. «Affermare che la mancanza di insegnanti di sostegno abilitati sia colpa delle università è incorretto, perché è il Miur a stabilire i parametri per poter accedere all’abilitazione – dice Longo tra questi è fondamentale l’essere già abilitati all’insegnamento. Non basta, quindi, essere laureati per poter fare domanda, ma è necessario aver già precedentemente conseguito l’abilitazione. L’università di Verona dispone di 280 posti, ma le domande di iscrizione sono state circa del 20 per cento inferiori, proprio a causa dei parametri imposti dal ministero. Se anche avessimo avuto il doppio dei posti, le domande sarebbero state le stesse. In conclusione, sappiamo che esiste il problema, che va risolto, ma la soluzione si trova lavorando insieme, non lanciando accuse. Le università stanno facendo la loro parte».