Corriere di Verona

La Tezenis mette Greene nel suo motore

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VERONA (m.s.) Figlio del playground, Blackwelde­r Park, Southside di Chicago. «Zero falli, a ogni botta ti rialzi, tanto trash-talking. C’è una tradizione di grandi difensori, in Nba, usciti dal South Side, tipo Tony Allen (Memphis, ndr) e Patrick Beverley (LA Clippers, ndr). Io ho iniziato col campetto a 6 anni e mi piacciono per forza tutti quelli che giocano duro». Crescere al South Side è quasi un test e da quel test (noto anche a stelle Nba come Rose e Wade) esce Phil Greene, guardia Usa della nuova Scaligera Basket, tra i soprannomi Sniper (tiratore scelto), «uno che «gioca a 360°» (il gm Della Fiori). Lui, classe ’92, 188 cm, dice, di sé: «Mi piace realizzare, rubare palla, coinvolger­e i compagni: sono un altruista». In questa giovane Tezenis che oggi, ore 18, debutta in casa nello scrimmage con Orzinuovi, Greene viene a dare opzioni offensive dopo l’anno a Tortona, il primo in Italia, sempre A2, 16 punti, 52% da due e 38% da tre: «Coach Dalmonte vuole un basket veloce, energico». Nel basket di Greene c’è il bagaglio di St John’s, a New York, con il simbolo dell’università, coach Steve Lavin, a fargli da secondo padre: «Motivatore eccezional­e, m’ha insegnato tanto, ancora oggi ci sentiamo». Ancora oggi, il match del cuore, per Greene, è griffato proprio St John’s, febbraio 2015, Madison Square Garden: «Segnai 26 punti contro Georgetown, acerrima nemica… e se ami il basket non c’è niente come il parquet del Madison».

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