L’effetto isola di calore «scalda» di otto gradi
Un’estate lunga e calda, non solo di giorno ma anche di notte. Per quasi tre mesi, in città si sono registrate minime «tropicali», ossia maggiori ai venti gradi. L’associazione Meteo4 ha raccolto i dati di diverse stazioni nel territorio comunale di Verona per verificare l’impatto dell’isola di calore: tra il centro e le zone di campagna si arriva a una differenza di otto gradi. Il massimo raggiunto a inizio agosto: 27,7°.
Buttura (Meteo4) Il divario tra città e campagna si nota di notte. E d’inverno è ancora più ampio
VERONA In gergo, i meteorologi le chiamano «notti tropicali». Sono quelle in cui la temperatura non scende mai sotto i venti gradi. Per chi abita nel centro storico di Verona, questa situazione da isola polinesiana (nel deserto c’è molta più escursione termica) è stata la norma in questa lunga, calda, estate.
Si è parlato molto, soprattutto durante l’ondata di caldo di inizio agosto (quella è stata battezzata con il nome di Lucifero da un noto portale meteo, per intenderci) delle temperature massime raggiunte e spesso non sono mancate le esagerazioni, con previsioni oltre i quaranta gradi (un dato mai registrato a Verona, anche in questo caso le stazioni ufficiali si sono fermate sotto i 38 perfino nel giorno più rovente). E le raccomandazioni per chi soffre il clima sahariano si concentrano molto sull’evitare le ore più calde, quelle del pomeriggio.
Ma gran parte della «sofferenza estiva», per chi ne è soggetto, riguarda proprio le notti, con temperature che negli appartamenti senza condizionatori possono superare anche i trenta gradi. Il risultato? Insonnia e stress che si ripercuote, inevitabilmente, anche di giorno. Che sia stata, anche da questo punto di vista una «stagione difficile» lo dimostrano i dati raccolti dall’associazione Meteo4, fondata dallo storico «volto delle previsioni del tempo», Emilio Bellavite. Già dallo scorso inverno, il gruppo di appassionati ha iniziato uno studio dell’«isola di calore» cittadina: l’effetto, cioè, per cui le temperature nelle zone densamente popolate e con molti edifici risultano essere più calde rispetto a quelle di campagna, anche nella fascia di pianura.
I risultati raccolti a partire da metà giugno confermano questa teoria. Quattro le stazioni meteo coinvolte, di cui una ufficiale dell’Arpav, quella del Parco dell’Adige Nord (è situata a Corte Molon). Le altre tre sono stazioni dell’associazione posizionate rispettivamente in centro storico (quella posizionata sull’Arena per monitorare la situazione durante il festival lirico), in Borgo Venezia e in zona Navigatori.
Ebbene: le medie raccolte parlano di un clima tropicale, soprattutto in centro: 22,1 gradi, mentre ai Navigatori il dato è leggermente più basso (20,9). Più fresco Borgo Venezia (19,9 gradi) e, soprattutto, Corte Molon (16,8). Già questi numeri fanno pensare a località distanti tra loro più dei pochi chilometri che li separano: è quasi come confrontare una zona al livello del mare, con una collinare ad almeno 400 metri.
Ma la vera sorpresa arriva nei picchi. Quelli caldi, naturalmente, hanno dominato sui «freschi» (che pur ci sono stati). Prendiamo la notte più calda, quella del 7 agosto. Il termometro in centro ha registrato ben 27,7 gradi, una temperatura che sarebbe stata normale di pomeriggio. Anche gli altri quartieri sono andati su valori record, ma Corte Molon si è fermata su 21,5 gradi, sei in meno. Ancora più marcata la differenza in certe serate relativamente fredde. Il 17 luglio, dopo una serie di giorni caldi, delle correnti da Nord hanno portato un ricambio d’aria, che si è avvertito, però, molto di più in riva all’Adige (12,3 gradi, il dato più basso registrato dopo quello del 12 agosto, che si è fermato tre decimali sotto), mentre in centro se ne sono calcolati 19,9: quasi otto gradi di differenza. «Gli effetti dell’isola urbana - nota Simone Buttura, studente di ingegneria ambientale all’università di Trento che ha raccolto i dati - si notano soprattutto di notte, quando gli edifici rilasciano il calore raccolto nelle ore di luce. Di giorno può accadere addirittura l’effetto contrario, a causa dell’ombra proiettata dalle strutture. Da quanto ci risulta dal monitoraggio dell’anno scorso: gli effetti sono addirittura più amplificati d’inverno rispetto all’estate. Si può arrivare a una distanza, tra le zone urbane e non urbane di dieci gradi».