Corriere di Verona

Biglietti sulla tomba di Luca «Ci dai coraggio»

- di A.T. Ciociola

Dopo il clamore, le telecamere costanteme­nte accese, gli obiettivi puntati, le dirette televisive dalle strade della cittadina, ieri a Bassano era il giorno del silenzio. Nel cimitero di Santa Croce, dove venerdì è stato portato il corpo di Luca Russo, nessun rumore, se non quello ovattato delle automobili sulla strada vicina, o quello strascicat­o dei passi dei pochi visitatori sul brecciolin­o. La tomba di Luca, il giovane bassanese ucciso dieci giorni fa nell’attentato di Barcellona, era riconoscib­ile facilmente da lontano, anche per tutti coloro che, l’altro ieri, dopo i funerali nella chiesa di San Francesco, non hanno seguito il feretro fin lì. L’aveva chiesto la famiglia: la tumulazion­e sarebbe dovuta essere un momento privato, da condivider­e in quella cerchia ristretta che conosceva Luca da sempre. All’indomani, il profumo dei fiori che, a causa del caldo, iniziavano ad appassire, riempiva l’aria. Sono molti: il grande mazzo di rose bianche, con tre uniche rose rosse al centro, fatte preparare da mamma Paola, papà Roberto e dalla sorella Chiara; il cuore di girasoli con un unico nome sopra, quello di Marta (nella fotina sotto concessa dal Giornale di Vicenza), la fidanzata rimasta ferita nello stesso attacco in cui Luca ha perso la vita. E poi ancora quelli preparati dalla nonna, dai cugini, dai vicini di casa. Spiccava, tra tutte le composizio­ni preparati dai fiorai, un piccolo mazzo di margherite bianche, senza fiocchi o nastri, ma contraddis­tinto da un biglietto verde.Era firmato da una ragazza,

Martina. «Caro Luca, purtroppo non ti ho mai conosciuto - ha scritto -.

La mia passione per il viaggiare sarà sempre protetta da te che mi farai coraggio per visitare luoghi che non hai potuto vedere. Proteggi tutti coloro che amano viaggiare e ispirali per non sentirsi impauriti». «Sono state lasciate poco fa da una ragazzina - ha commentato un’anziana, indicando le margherite -. Anche io non conoscevo questo ragazzo, ma sono venuta qui perché c’è mia sorella, e ho sentito il bisogno di passare a dire una preghiera. D’altra parte, aveva solo 25 anni ed è stato ucciso in quel modo. Come è possibile a non essere colpiti da questa vicenda?». «Povero ragazzo - ha sussurrato un altro uomo -. Vengo qui tutti i sabati a trovare mia moglie, sepolta poco lontano. È doloroso averla persa, ma noi siamo vecchi, è naturale che sia così. Lui invece era nel pieno della vita. Non è giusto». Due ragazzi che, invece, avevano conosciuto Luca, hanno preferito non parlare. Guardavano in silenzio quella pietra, ancora grezza, su cui c’è affissa la foto del loro amico. Subito sotto, una semplice scritta. «Russo Luca di anni 25». Nessuna parola di troppo. Ancora silenzio. A poche centinaia di metri, due minuti di auto appena, nell’ospedale di San Bassiano anche Marta Scomazzon, 21 anni, era circondata dal silenzio. Quello salvaguard­ato dai genitori, che non l’hanno abbandonat­a un attimo, e dal personale dell’ospedale che con gentilezza, ma con fermezza, tengono lontano tutti i visitatori che non siano della cerchia familiare più ristretta. Venerdì Marta ha partecipat­o al funerale del suo fidanzato. Seduta in carrozzina davanti a una chiesa gremita, l’ha ricordato con le parole del Piccolo Principe di Antoine de Sant-Exupéry. Poi, al termine della cerimonia, è portata di nuovo in ospedale. Le sue condizioni sono in via di migliorame­nto, così dalla terapia intensiva al secondo piano, è stata trasferita nel reparto di Chirurgia generale, cinque piani più su, dove i medici si prenderann­o cura delle sue fratture e, soprattutt­o, del trauma psicologic­o che, forse, non ha ancora iniziato ad affrontare davvero.

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Nel cimitero I fiori davanti alla tomba di Luca Russo
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