Opere ferme per 100 milioni
Scuole, palestre, piscine, strade: in Veneto sono 25 i cantieri bloccati secondo l’Anagrafe del ministero L’allarme dei costruttori
VENEZIA Il tanto vituperato «Patto di stabilità», quello che «bloccava i soldi in cassa», non è più un alibi, semplicemente perché non si applica più, superato dal «pareggio di bilancio» entrato in vigore alla fine del 2016. E allora perché non ripartono le opere pubbliche, volano fondamentale - insieme agli investimenti privati - della crescita economica? Una risposta ha tentato di darla, qualche settimana fa, il ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan: «La dinamica degli investimenti pubblici continua ad essere condizionata dai limiti della macchina pubblica, che dev’essere migliorata». Tu chiamala, se vuoi, malaburocrazia.
Secondo l’Osservatorio congiunturale dell’Ance, l’associazione dei costruttori, il governo ha stanziato tra il 2016 e il 2017 oltre 100 miliardi di euro per infrastrutture materiali e immateriali ma dei 624 milioni che si sarebbero dovuti spendere quest’anno, ne saranno impiegati sì e no 150. Nel solo Fondo investimenti e sviluppo ci sono 3 miliardi per le opere idriche, 5,6 miliardi per l’edilizia pubblica e scolastica, 5,2 miliardi per il rischio sismico, oltre a 19 miliardi per trasporti, viabilità e ferrovie. Una montagna di soldi, come non se ne vedevano da anni, che però restano sulla carta senza riuscire a tradursi in cantieri, come dimostra il fatto che il Documento di economia e finanza prevedeva per il 2016 un aumento degli investimenti in infrastrutture del 2% mentre a consuntivo, secondo Ance, l’Istat avrebbe registrato addirittura un calo del 4,5%.
La situazione è molto diversificata da Regione a Regione, e sicuramente il Veneto è lontano dai record negativi della Sicilia (142 opere incompiute per 416 milioni di euro) o della Puglia (87 opere incompiute per 239 milioni) ma se la distanza si misura sul valore dei progetti, anziché sul loro numero, ecco che la forbice si restringe e di parecchio. L’Anagrafe delle opere incompiute tenuta dal ministero delle Infrastrutture e aggiornata allo scorso 30 giugno segnala infatti nella nostra Regione soltanto 25 casi ma per un importo complessivo di assoluto rispetto: 98,8 milioni di euro (la metà della Puglia ma con un terzo dei progetti).
Un importo molto consistente, ben 45 milioni, riguarda la soppressione di passaggi a livello ferroviari, con costruzione dei relativi sottopassi stradali, lungo le linee Padova-Camposampiero e Mestre-Castelfranco, nell’ambito dell’annosa realizzazione del sistema metropolitano di superficie su cui la Regione è al lavoro dal 1988. Ci sono cantieri mai partiti, come le opere di completamente del restauro di Villa Loredan a Stra del valore di 1,8 milioni; cantieri in alto mare, come i nuovi alloggi popolari in Campo Marte alla Giudecca (3,9 milioni, siamo al 26% dell’intervento), le nuove piscine di Cassola, frazione San Giuseppe (18,5 milioni, 15%), la scuola elementare di Carbonera (5,7 milioni, 6%) o la palestra della scuola elementare di via Vecchia Bassano a Cittadella (1,3 milioni, 6%); cantieri a metà, come il nuovo terminal degli autobus a Castelfranco (4,2 milioni, siamo al 52%); e cantieri quasi conclusi ma dove l’opera è comunque inutilizzabile, come la variante alla Provinciale 14, a Campolongo (l’intervento, del valore di 7,2 milioni, è finito) o la nuova palestra scolastica di via Giavenale di Sopra a Schio (1,8 milioni, lavori al 95%).
«Nonostante in Veneto vada leggermente meglio che in altre Regioni, la combinata entrata in vigore della nuova legge di bilancio e del nuovo codice degli appalti ha gettato nel panico le pubbliche amministrazioni e creato un profondo stato di incertezza - spiega il direttore di Ance Veneto, Enrico Ramazzina -. Molti progetti, sbandierati e citati in lungo e in largo come Casa Italia (il piano del Governo Renzi per la messa in sicurezza del territorio nazionale, ndr.) o i piani per la sicurezza idraulica, in realtà non sono mai partiti. Chi li ha visti? Vanno accelerate le procedure perché spesso tra la fine della fase progettuale e l’inizio dei lavori si viene a creare uno stallo insopportabile». È la «macchina pubblica» citata da Padoan, quella che «dev’essere migliorata». Già, ma quando?