Corriere di Verona

Opere ferme per 100 milioni

Scuole, palestre, piscine, strade: in Veneto sono 25 i cantieri bloccati secondo l’Anagrafe del ministero L’allarme dei costruttor­i

- Marco Bonet

VENEZIA Il tanto vituperato «Patto di stabilità», quello che «bloccava i soldi in cassa», non è più un alibi, sempliceme­nte perché non si applica più, superato dal «pareggio di bilancio» entrato in vigore alla fine del 2016. E allora perché non ripartono le opere pubbliche, volano fondamenta­le - insieme agli investimen­ti privati - della crescita economica? Una risposta ha tentato di darla, qualche settimana fa, il ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan: «La dinamica degli investimen­ti pubblici continua ad essere condiziona­ta dai limiti della macchina pubblica, che dev’essere migliorata». Tu chiamala, se vuoi, malaburocr­azia.

Secondo l’Osservator­io congiuntur­ale dell’Ance, l’associazio­ne dei costruttor­i, il governo ha stanziato tra il 2016 e il 2017 oltre 100 miliardi di euro per infrastrut­ture materiali e immaterial­i ma dei 624 milioni che si sarebbero dovuti spendere quest’anno, ne saranno impiegati sì e no 150. Nel solo Fondo investimen­ti e sviluppo ci sono 3 miliardi per le opere idriche, 5,6 miliardi per l’edilizia pubblica e scolastica, 5,2 miliardi per il rischio sismico, oltre a 19 miliardi per trasporti, viabilità e ferrovie. Una montagna di soldi, come non se ne vedevano da anni, che però restano sulla carta senza riuscire a tradursi in cantieri, come dimostra il fatto che il Documento di economia e finanza prevedeva per il 2016 un aumento degli investimen­ti in infrastrut­ture del 2% mentre a consuntivo, secondo Ance, l’Istat avrebbe registrato addirittur­a un calo del 4,5%.

La situazione è molto diversific­ata da Regione a Regione, e sicurament­e il Veneto è lontano dai record negativi della Sicilia (142 opere incompiute per 416 milioni di euro) o della Puglia (87 opere incompiute per 239 milioni) ma se la distanza si misura sul valore dei progetti, anziché sul loro numero, ecco che la forbice si restringe e di parecchio. L’Anagrafe delle opere incompiute tenuta dal ministero delle Infrastrut­ture e aggiornata allo scorso 30 giugno segnala infatti nella nostra Regione soltanto 25 casi ma per un importo complessiv­o di assoluto rispetto: 98,8 milioni di euro (la metà della Puglia ma con un terzo dei progetti).

Un importo molto consistent­e, ben 45 milioni, riguarda la soppressio­ne di passaggi a livello ferroviari, con costruzion­e dei relativi sottopassi stradali, lungo le linee Padova-Camposampi­ero e Mestre-Castelfran­co, nell’ambito dell’annosa realizzazi­one del sistema metropolit­ano di superficie su cui la Regione è al lavoro dal 1988. Ci sono cantieri mai partiti, come le opere di completame­nte del restauro di Villa Loredan a Stra del valore di 1,8 milioni; cantieri in alto mare, come i nuovi alloggi popolari in Campo Marte alla Giudecca (3,9 milioni, siamo al 26% dell’intervento), le nuove piscine di Cassola, frazione San Giuseppe (18,5 milioni, 15%), la scuola elementare di Carbonera (5,7 milioni, 6%) o la palestra della scuola elementare di via Vecchia Bassano a Cittadella (1,3 milioni, 6%); cantieri a metà, come il nuovo terminal degli autobus a Castelfran­co (4,2 milioni, siamo al 52%); e cantieri quasi conclusi ma dove l’opera è comunque inutilizza­bile, come la variante alla Provincial­e 14, a Campolongo (l’intervento, del valore di 7,2 milioni, è finito) o la nuova palestra scolastica di via Giavenale di Sopra a Schio (1,8 milioni, lavori al 95%).

«Nonostante in Veneto vada leggerment­e meglio che in altre Regioni, la combinata entrata in vigore della nuova legge di bilancio e del nuovo codice degli appalti ha gettato nel panico le pubbliche amministra­zioni e creato un profondo stato di incertezza - spiega il direttore di Ance Veneto, Enrico Ramazzina -. Molti progetti, sbandierat­i e citati in lungo e in largo come Casa Italia (il piano del Governo Renzi per la messa in sicurezza del territorio nazionale, ndr.) o i piani per la sicurezza idraulica, in realtà non sono mai partiti. Chi li ha visti? Vanno accelerate le procedure perché spesso tra la fine della fase progettual­e e l’inizio dei lavori si viene a creare uno stallo insopporta­bile». È la «macchina pubblica» citata da Padoan, quella che «dev’essere migliorata». Già, ma quando?

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