Corriere di Verona

I giovani in fuga dalle fabbriche Confindust­ria: «Problema culturale»

Corsano (Education): idea di lavoro da ricostruir­e. Paghe basse? Solo all’inizio

- Gianni Sciancalep­ore

VENEZIA No, gli industrial­i non ci stanno a passare per quelli che offrono solo paghe da fame e tanti sacrifici ai giovani ormai in fuga dalle fabbriche del fu mitico Nordest. A rispondere alle accuse del segretario generale della Cgil di Treviso, Giacomo Vendrame (a loro volta replica alla denuncia di Maria Cristina Piovesana, presidente degli industrial­i della Marca, sulle nuove generazion­i che snobbano i corsi profession­ali retribuiti e i posti di lavoro nella manifattur­a) è Nicola Corsano.

«Possibile pagare subito stipendi importanti a giovani che si affacciano quasi sempre per la prima volta in azienda? - si chiede retoricame­nte il presidente regionale dei Giovani industrial­i e delegato di Confindust­ria Veneto per i settori Scuola, Education e Formazione - Ovviamente no. Uno dei problemi del nostro Paese è restaurare una cultura del lavoro che vuol dire impegno, preparazio­ne e, perché no, fatica. Invece, anche grazie alla television­e, è passato il modello-Masterchef e ancor prima Grande Fratello: notorietà e guadagno rapidi e, tutto sommato, facili. Se il giovane vale e si dà da fare, la retribuzio­ne cresce, anche in tempi piuttosto rapidi».

La presidente Piovesana aveva raccontato come a 200 tirocini profession­alizzanti organizzat­i dalla sua associazio­ne si fossero iscritti solo nella metà, con tra questi 25 «under» stranieri. Una bella chance buttata, secondo lei, in quanto i corsi (tre mesi prorogabil­i per altri tre, retribuiti con i fondi europei), alla fine di un percorso tra teoria e pratica nelle imprese trevigiane, avrebbero portato i tirocinant­i a un’assunzione stabile.

Un’opportunit­à confermata da Corsano, padovano, 38 anni, biologo, imprendito­re tra l’immobiliar­e e la consulenza e formazione sui sistemi di gestione per la qualità, l’ambiente e la sicurezza sul lavoro. Corsano fa l’esempio degli iscritti agli Its (Istituti tecnici superiori), le scuole di alta specializz­azione tecnologic­a nell’agroalimen­tare-enologia, bioedilizi­a, logistica, meccatroni­ca, moda-calzatura e turismo. Un’alternativ­a all’università per i giovani diplomati che vogliono entrare velocement­e, ma con una qualifica di alto livello profession­ale, nel mondo del lavoro. Due anni di durata, un terzo di tirocinio, più della metà dei docenti provenient­e dal mondo dalle aziende e profession­i, gestione mista scuola-imprese. Il risultato? «A tre anni dall’iscrizione il 97% degli studenti è assunto in azienda» chiarisce Corsano.

Che poi spezza una lancia a favore dei ragazzi: «Anche nel resto del Veneto, come a Treviso, corsi e tirocini sono snobbati dai giovani. Ma quando andiamo nelle scuole, per l’alternanza o simili, basta che un imprendito­re racconti dal vivo la sua esperienza e come vanno le cose in azienda: gli studenti si accendono, dando il meglio di loro».

In sintonia Matteo Zoppas, presidente di Confindust­ria Veneto. «L’idea di un lavoro dal guadagno “facile” è pericolosa, crea false illusioni - si legge in una nota - I giovani devono ambire a posti di lavoro in grado di restituire certezze, crescita profession­ale e dignità. Ed è questo ciò che noi dobbiamo offrire, fornendo formazione e premiando chi fa sacrifici per raggiunger­e il risultato».

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