L’inizio dell’avventura nel 1992 E una lunga storia di successi
Ventisei anni di eventi applauditi dall’intera città
Il terreno, nel 1992, era già fertile. Perché l’Accademia Filarmonica, nei due anni precedenti, aveva messo alla prova se stessa (quanto a organizzazione) e la città (quanto a gradimento) con altrettante stagioni sinfoniche, concerti in numero ancora ridotto, ma d’assoluto rilievo per qualità delle orchestre e degli artisti chiamati a Verona.
A quel punto, il passo successivo stava nell’allargare l’orizzonte per attuare l’idea di un vasto cartellone d’ampio respiro, internazionale, che inserisse nuove eccellenze artistiche nel panorama dell’offerta cittadina.
È così, allora, che nasce – 1992, ripetiamo – «Il Settembre dell’Accademia». Cioè una stagione sinfonica intrisa di prestigio, capace di entrare (dalla porta principale) nel mondo degli eventi nazionali di maggior lignaggio, per una storia che, 25 anni dopo, parla di 204 concerti, 110 orchestre ed ensemble, 108 direttori d’orchestra, 140 solisti e l’esecuzione di quasi 350 composizioni da oltre cento autori diversi.
All’alba di questa (lunga) storia, il presidente dell’Accademia è Giorgio Nuvoloni mentre dietro il concepimento e l’organizzazione del «Settembre dell’Accademia» c’è già Luigi Tuppini, lui che presidente – ruolo ricoperto ancora adesso – lo diventerà quattro anni dopo, nel ’96. Di fatto, fin dal suo esordio, «Il Settembre dell’Accademia» è il cuore dell’attività.
Un cuore che, come spiegano dall’Accademia, batte per «la categoria della tradizione, concretizzando un itinerario d’ascolto alla scoperta delle riflessioni interpretative più rilevanti». Ecco, allora, che la proposta del «Settembre dell’Accademia» porta la sua attenzione «verso le grandi compagini orchestrali e i solisti più rappresentativi del panorama internazionale, nonché italiano, affidando l’efficacia del progetto alla continuità spazio-temporale che si avverte nei luoghi dedicati a ospitare gli appuntamenti, ovvero il Teatro Filarmonico e la Sala Maffeiana».
Da quei luoghi sono passati (passano e passeranno) volti in grado di scolpire serate indimenticabili. Può correre, la memoria, al concerto in cui Carlo Maria Giulini diresse l’Orchestra Filarmonica della Scala. Oppure alla volta in cui il violoncellista Mstislav Rostropovic si cimentò con Dvorák. O, ancora, ai grandi arrivi, a Verona, della Royal Philharmonic Orchestra di Londra, dell’Orchestra Nazionale Russa, dei Berliner Philharmoniker, dei Wiener Philharmoniker e della Cleveland Orchestra (solo per citarne alcune). Quindi, nuovamente, ai maestri illustri come Pierre Boulez, Yuri Temirkae nov, Riccardo Muti, Riccardo Chailly, Daniel Harding.
Allargando l’orizzonte della città e del cartellone nazionale, «Il Settembre dell’Accademia» ha però esteso anche il proprio sguardo oltre il linguaggio classico. Verso gli allestimenti teatrali, vedi «Idomeneo» con il complesso Les Arts Florissant e il «Don Giovanni» con l’Accademia I Filarmonici. Ma pure verso musica leggera e jazz, vedi la presenza di Uri Caine, il «Galà Gershwin», quel Max Raabe accompagnato dal complesso Das Palast Orchester Berlin in musiche di cabaret e canzoni degli anni Venti e Trenta. Fino agli autori moderni e contemporanei, vedi le pagine dal repertorio di Goffredo Petrassi, Arvo Pärt, Giovanni Sollima, Paul Hindemith. È solo una parte dell’album di famiglia del «Settembre dell’Accademia», che sulla scia dei propri ospiti è divenuta «testimone sensibile dell’evoluzione del gusto musicale», cercando sempre «la corresponsione tra contenuti formali e personalità interpretative» al fine di offrire «un’esperienza culturale profonda».
Nomi memorabili
In questi anni, ospiti della rassegna geni della musica come Giulini, Rostropovic e maestri illustri quali Boulez, Muti e Chailly Nuovi orizzonti
Non sono mancati gli allestimenti teatrali, come «Idomeneo» e il «Don Giovanni», come pure la musica leggera, il cabaret e le serate jazz