La morte di una figlia e il coma Michaela, buddismo e rinascita
Il libro Esce il romanzo della giornalista padovana Bellisario «Voglio dare voce e incoraggiare tutte le mamme mancate»
La cameretta arredata, la culla di vimini bianca, i pelouche, l’armadio pieno di outfit da bimba glamour, i corsi di acquaticità per bebè prenotati, la «tata» già scelta. Una gravidanza perfetta a 42 anni, tanto da riuscire anche a destreggiarsi con il lavoro, tra un’intervista a Vincent Cassel e una sfilata di moda Armani. Piena di energia. Felice. Immaginando ogni momento della futura vita con la bimba tanto desiderata.
Poi in una manciata di giorni tutto precipita: il ricovero in ospedale con la febbre alta, il parto d’urgenza. Un virus sconosciuto che cancella la sua promessa di famiglia. La piccolina vive solo 20 ore, lei resta tra la vita e la morte: 20 ore di coma. Il risveglio è un baratro di disperazione.
È la storia (vera) di Michaela Karina Bellisario, padovana, giornalista di «Io Donna», che ha raccontato nel romanzo Parlami di lei (Cairo editore, 228 pagine, 15 euro), in uscita il 31 agosto.
Venti ore in coma lei. Venti ore l’intera esistenza della sua bimba. «Se perdi tua figlia, l’unica cosa che smette di avere un senso è il futuro», dice Michaela. Ma nel suo libro c’è molto altro: come ce l’ha fatta a uscire da quel tunnel di dolore L’incontro con il buddismo, la rinascita. Una nuova vita. «Ho deciso di raccontare la mia storia per dare voce alle storie di maternità mancata - spiega - . Voglio incoraggiare donne con esperienze simili alla mia a non lasciarsi andare. Il dolore di una madre è il dolore di tutte le madri. E va condiviso. Le donne senza figli non sono fantasmi, non sono esseri incompleti, sono donne coraggiose».
Esperta di moda e celebrities, inviata in tutto il mondo a seguire gli eventi più glamour e a intervistare i protagonisti dello star system, Michaela K. Bellisario dopo la tragedia aveva perso la voglia di vivere, nemmeno la sua professione, tanto amata, riusciva a scuoterla. «Ho pianto e urlato per giorni in una stanza vuota, quella di mia figlia. Ma alla fine ho trovato la strada verso la rinascita. Forse a volte si può semplicemente avere la forza di diventare madri di se stesse». È un incontro casuale che porta Michaela al buddismo. «Una filosofia che mi ha dato la spinta per guardare avanti, non avvitarmi nella disperazione e nel vittimismo - racconta la giornalista -. Nella filosofia buddista Soka Gakkai, il karma ha un significato positivo: ri-centrandosi su se stessi si può cambiare ogni accadimento negativo in positivo. In qualsiasi momento, qualsiasi cosa mi succeda, posso trasformarla positivamente. Ognuno può fare, ogni giorno, la propria rivoluzione e cambiare in meglio la sua vita».
Hendoku iyaki, trasforma il veleno in medicina, è uno degli insegnamenti buddisti della scuola Soka Gakkai che hanno dato forza a Michaela: chiunque può rifiorire.
DellaSoka Gakkai fanno parte anche molti personaggi noti, da Tina Turner a Roberto Baggio (che in Italia è uno dei guru di questa scuola buddista).
«Anche il fiore di loto, simbolo del buddismo, nasce dal fango, cresce in mezzo alla melma, eppure resta immacolato, è anche idrorepellente. Da ogni evento negativo può nascere qualcosa».
Nel romanzo Parlami di lei la protagonista Alexandra (che ha perso la sua bimba Martina) prima della «rinascita» passa attraverso incontri «magici» e sorprendenti, che le permetteranno di riconciliarsi con la vita e con la piccolina perduta. In Olanda dove andrà per un viaggio di lavoro, (Michaela K. Bellisario è olandese da parte di madre), la protagonista del libro riesce a dire addio alla bimba e a comprendere il significato di quanto è accaduto. Il «karma», anche in questo caso, ha agito per chiudere un cerchio.
Alexandra/Michaela trova la sua missione. E riscopre se stessa. La spiegazione è un vero colpo di scena nel libro, ma non la sveliamo. Da lì, tutto riparte. Il lavoro, un’associazione culturale, un blog di consigli di moda e di bellezza glam40.com. E un nuovo amore.
Michaela a causa di quanto è accaduto, non potrà più avere figli. Ma non ha voluto fare causa all’ospedale in cui il suo parto è diventato una tragedia.
Rivela: «Ancora oggi non mi sono indifferenti le pance tonde come cocomeri delle donne incinte con i loro volti beati e impuniti. Come un radar le individuo ovunque... Eppure tutto cambia, tutto si trasforma. Si ricomincia sempre».
Il suo pensiero va alle «mamme mancate» che hanno vissuto lo stesso dramma. «Ho voluto raccontare una storia di rinascita e di resilienza per incoraggiare le donne che hanno avuto esperienze simili alla mia».
C’è molto dolore in questo romanzo, alcuni capitoli sono strazianti.
Però c’è anche l’ironia e la gioia di vivere che caratterizzano la personalità di Michaela: i racconti del rapporto di amore-odio con la famigerata «Uno», l’«Anna Wintour italiana», terribile direttrice-fustigatrice di giornalisti, ma anche accogliente nel momento del bisogno, sono veri «camei», pagine esilaranti di ottima scrittura.