Corriere di Verona

AFGHANISTA­N SBANCATUTT­O

Premiate ieri le pellicole in concorso al «Lessinia»: primo posto per «Wolf and sheep». Subito dietro, un documentar­io che racconta la guerra dagli occhi della popolazion­e di un altopiano. Saranno proiettati nuovamente questa sera

- Davide Orsato

Una comunità di bambini e ragazzini, che vivono isolati da tutti, nell’Afghanista­n martoriato dalla guerra. La storia di un’amicizia speciale, capace di rompere la catena del pregiudizi­o. E ancora: la lotta degli uomini (anche se giovanissi­mi) contro la natura, per proteggere i greggi dagli attacchi del lupo. Gli organizzat­ori del Film Festival della Lessinia avevano promesso un’edizione «attenta alle scene misconosci­ute» che avrebbe portato sullo schermo del teatro Vittoria di Bosco Chiesanuov­a film da cinque continenti. Così è stato: anzi, proprio quei film, ieri hanno convinto la giuria, che ha assegnato loro i premi principali.

Il Lessinia d’Oro, il premio principe del festival è andato «Wolf and sheep - Il lupo e le pecore», lungometra­ggio afgano firmato da Shahrbanoo Sadat e coprodotto da Danimarca e Francia. Un film capace «di creare un quadro complesso, emozionant­e e a volte buffo della quotidiani­tà di un villaggio afghano, fatta di piccoli conflitti, pettegolez­zi e amicizie». L’abile direzione dei personaggi, prevalente­mente attori non profession­isti ha fatto il resto.

Le montagne dell’Afghanista­n sono protagonis­te anche del film secondo classifica­to «The land of the enlightene­d – La terra degli illuminati» del regista e fotografo belga Pieter-Jan De Pue: questa volta la guerra è raccontata con un documentar­io, girato sulle alture del Pamir. «Lontano dal politicame­nte corretto – motivano i giurati – il film apre le nostre menti sulle conseguenz­e ambivalent­i e contraddit­torie della situazione afghana. Attraverso la prossima generazion­e di adolescent­i, e un esercito di giovani soldati catapultat­i in quel che resta di un Afghani-

stan segnato da continui conflitti, il film mostra il ritorno del mito di gloria e la nascita di una nuova guerra tra “signori”».

Tra le 21 opere cinematogr­afiche in concorso, la giuria internazio­nale – composta quest’anno da Camille Chaumereui­l, Petra Felber, Frode Fimland, Andreas Pichler e Sara Zanatta – ha consegnato alla scrittrice e regista svizzera Alice Schmid il premio per il miglior documentar­io: «La ragazza dell’Änziloch», per la capacità di intrecciar­e natura e mito con la quotidiani­tà di una dodicenne. Il premio per il miglior lungometra­ggio è stato

attribuito a «Gli eremiti», di

Ronny Trocker, mentre migliore cortometra­ggio è risultato essere Dadyaa (Francia, Nepal 2016) di Pooja Gurung e Bibhusan Basnet, ambientato in un villaggio nepalese.

Non è mancato il premio speciale per film dedicato alle minoranze linguistic­he: «Il mio nome è Eeooow», che narra di un’usanza di un remoto villaggio indiano che consiste nell’inventare una melodia per i nuovi nati.

Italiano il film preferito dal pubblico: «Ritorno sui monti naviganti», documentar­io dedicato al decennale dell’omonimo libro, nato da un viaggio sugli Appennini dello scrittore Paolo Rumiz. Il Premio «Log to Green» per il miglior film ecososteni­bile è andato al fotografo, regista e produttore Alessandro Pugno per « Giardini di piombo», mentre quello della giuria di Microcosmo (composta da detenuti del carcere di Montorio) è andato al francese «Arborg», uno delle pellicole più «d’azione» tra quelle presentate al festival. Questa sera, proiezione dei film vincitori.

 ??  ?? Dalla parte dei bambini Un fotogramma tratto da «Wolf and sheep», vincitore del Lessinia d’oro
Dalla parte dei bambini Un fotogramma tratto da «Wolf and sheep», vincitore del Lessinia d’oro

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy