Ex popolari, 40 mila prestiti a rischio «La Sga diventi subito operativa»
Venti giorni per cedere i crediti. Bonomo (artigiani): «Quadro sempre più complicato»
Quarantamila prestiti incagliati o scaduti, altrettanti già revocati e in sofferenza. E metà di tutto a Nordest, di fatto in Veneto. Il sistema produttivo riapre dopo Ferragosto e ritrova sul tavolo uno dei nodi fin qui accantonati della liquidazione di Popolare Vicenza e Veneto Banca del 25 giugno: la gestione dei 7 miliardi di crediti deteriorati. Affidamenti di aziende in difficoltà, ma prestiti ancora aperti, non revocati, a differenza dei 9 miliardi di sofferenze, anch’esse nelle due Liquidazioni coatte amministrative, a differenza dei prestiti in bonis transitati in Intesa Sanpaolo. Nodo destinato ad arrivare al pettine, con il riavvio del sistema produttivo. In ballo la possibilità o meno di recuperare le aziende in difficoltà, di rimetterle in bonis o di vederle chiudere. E dietro quei 9 e 7 miliardi ci sono, secondo alcune prime stime compiute intorno alle due ex popolari ora in liquidazione, 80 mila posizioni. Il cui centro sono le 40 mila salvabili, la metà almeno, secondo queste prime stime, in Veneto.
A differenza dei crediti in bonis dichiarati ad alto rischio da Intesa, il quadro resta difficile. La ricognizione della qualità dei prestiti, per vedere quali Intesa scarterà alle liquidazioni, è in corso e dovrebbe chiudersi a dicembre. I contatti tra categorie economiche e la task force di Intesa che gestisce l’integrazione delle ex popolari sono rodati. «A quel che ne sappiamo, anche ad agosto è andato avanti il lavoro di revisione posizione per posizione. Negli incontri già previsti a metà settembre, ci attendiamo di analizzare il dettaglio e vedere come intervenire, anche con i Confidi, a sostegno delle situazioni - dice il leader regionale di Confartigianato, Agostino Bonomo, che coordina artigiani, commercianti e agricoltori al tavolo con Intesa -. Il fronte complicato è quello di Sga. Ogni giorno che passa rende la situazione più complicata».
A preoccupare sono soprattutto i tempi con cui la Sga, l’ex società che ha gestito i crediti del fallimento del Banco di Napoli e che ora, divenuta del Tesoro, sarà messa in condizione di avviare in concreto la gestione dei deteriorati. Il nodo sta qui, ancor più se Sga avrà o no la licenza bancaria, per poter dare anche nuovi prestiti negli accordi di ristrutturazione dei crediti. Anche un intermediario vigilato, dicono alcune fonti, potrà garantire nuovo credito, pur se in modo controllato. E comunque, come fanno notare gli avvocati del ramo, nei piani di ristrutturazione già da tempo anche le banche non ne concedono. La vera questione resta la rapidità d’intervento, perché o gli accordi di ristrutturazione si chiudono in breve, o le società in difficoltà vanno al fallimento. E la situazione non permette di essere molto ottimisti.
Secondo fonti intorno alle Liquidazioni delle due ex popolari, ci vorrà ancora una ventina di giorni per firmare i contratti di cessione dei crediti dalle Liquidazioni alla Sga e vedere il decreto di assegnazione del ministero dell’Economia. E il modello operativo di Sga è ancora da mettere a fuoco, al di là che già si ipotizzi - secondo uno schema già visto anche in Sga che i dipendenti di Bpvi e Veneto Banca che seguivano le ristrutturazioni, ora in Intesa, siano distaccati alla società per dare continuità alle pratiche. E cioé se la società gestirà tutto in casa, o affiderà parte dei portafogli a società specializzate, o se lo farà completamente, com’è stato per Rev, la società che ha gestito i crediti di Etruria e delle altre tre banche liquidate a fine 2015. «L’aspetto positivo, sul doppio fronte LiquidazioniSga, è di avere due manager d’esperienza e che conoscono in concreto la situazione, come Fabrizio Viola e Marina Natale sostiene Bonomo -. Ma è chiaro che Sga va resa operativa in fretta». Bonomo guarda in prospettiva anche ai recenti dati congiunturali di Unioncamere Veneto, che per il terzo trimestre segnala attese in calo dalle imprese su ordini e fatturato: «La situazione d’incertezza sul fronte bancario rischia di pesare in un quadro già non facile».