Corriere di Verona

Viviani, sensazioni iridate: «Sono al top» E usa le Torricelle per allenarsi alla sfida

Agosto vincente, Cassani lo chiamerà per il Mondiale. Lui: «Mai stato meglio»

- di Matteo Sorio

«Mai stato meglio. Pedalo con la sensazione di poter tenere il passo dei migliori. Penso e spero di essermi guadagnato il Mondiale». Quello, specie dopo l’acuto di Plouay, non è quasi più in discussion­e. Semmai, dopo la chiacchier­ata di ieri tra Elia Viviani e il ct del ciclismo, Davide Cassani, si può sondare il ruolo che andrà a ritagliars­i, in Norvegia, il 28enne velocista veronese. «Penso si tratterà di correre concentrat­o, cercare di non staccarmi, limare energie per 270 km ed essere in quei 30, 40 che se la giocherann­o in volata: ecco, quello è lo step più grosso». Il mattone, ormai, è posato: s’è guadagnato il Mondiale, Viviani, anche con la stoccata di due giorni fa, appunto a Plouay, una danza quasi sulle transenne, sbucando alla sinistra di Kristoff e riuscendo – simbolico – in quel che non gli era riuscito all’Europeo, quando il norvegese vinse ai centimetri e, di fatto, innescò la rabbia da cui nasce l’Elia di oggi, «quasi sorpreso da me stesso», la corsa bretone in saccoccia dopo le due tappe al tour di Poitou Charentes e, prim’ancora, la classica di Amburgo. «Sì, Elia è in una forma straordina­ria e a Plouay ha chiuso la sua settimana di successi con un’altra grande corsa: ci sono buone possibilit­à che faccia parte della squadra, poi per il ruolo che avrà è ancora presto». Chi parla è quel Cassani passato ieri da Vallese di Oppeano, casa di Viviani, per l’atteso incontro che, di fatto, è diventato una specie di riunione tecnica per valutare insieme l’avviciname­nto migliore per Bergen, 17/24 settembre, l’iridato in palio. «Circa le corse – dice Elia – farò il Tour of Britain (3-10 settembre), poi due classiche nostre, la Bernocchi (14 settembre) e il Memorial Pantani (16 settembre), mentre gli allenament­i, come sempre, qui, a Verona». Suggestion­e: da qui a Bergen, vedremo Viviani anche sulle Torricelle. «Sì, perché la salita somiglia un po’ a quella del Mondiale, parte dura per 2 km, poi si spiana, quindi torna tosta nel finale: il paio di chili persi negli ultimi due mesi, al riguardo, può aiutarmi». Ma nell’Elia Viviani ch’è l’azzurro pluri-titolato del 2017, il fisico danza con la testa. Metti «il volermi riscattare dopo l’Europeo». Metti, ancora, «le vittorie che m’hanno dato confidenza e sicurezza». Metti, infine, il futuro passaggio dal Team Sky alla Quick Step Floors: «Squadra mentalizza­ta sulle volate, cosa rara, la migliore al mondo per i velocisti». Eccoci lì, allora. Vicini al Mondiale. E, forse, «all’Elia stradista che vorrei essere».

Il ct Il suo ruolo? È ancora presto Viviani Posso tenere il passo dei migliori

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Elia Viviani, a destra, insieme a Davide Cassani
Selezionat­o Elia Viviani, a destra, insieme a Davide Cassani

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