RICORDO DI ANNA SOLENGHI E LOPEZ SHOW
Sabato al Teatro Romano arriverà la famosa coppia di comici «orfani» da più di un anno dell’amica Marchesini, a cui verrà dedicata un’esibizione. Serata all’insegna delle imitazioni, compresa la satira politica, e della musica
«Abbiamo tanta voglia di trovarci ancora con il nostro pubblico e regalargli tutto quello che ha caratterizzato la nostra carriera». Tullio Solenghi e Massimo Lopez, dopo quasi quindici anni di assenza assieme dal palcoscenico, hanno deciso di presentare «Solenghi & Lopez Show» che riporterà in scena il garbo e l’arguzia della comicità del Trio, rimasto orfano di Anna Marchesini, scomparsa l’anno scorso. È stato Tullio Solenghi a raccontarci il nuovo spettacolo che vedremo sabato al Teatro Romano (ore 21,15, www.eventiverona.it).
Musica, imitazioni e sketch; che cosa dobbiamo aspettarci dallo show?
«Sarà una specie di grande minestrone nel quale i tanti ingredienti saranno il nostro marchio di fabbrica. Ci sarà il momento dell’imitazione e quello dello sketch, fino a quello più recente dei pezzi cantati, supportati da quattro musicisti jazz».
Come è tornare a lavorare con il collega con cui ha vissuto molte avventure in carriera?
«Ritorno in scena con un fratello. I dodici anni vissuti intensamente con Massimo e Anna, sono stati dodici anni di tre fratelli, oltre che di colleghi e compagni di lavoro. Con Massimo basta un semplice gesto per intendersi, c’è un mix unico di sintonia e complicità».
È stato il “Tale e quale show” a darvi l’idea di tornare assieme sul palco?
«La voglia ce la rinnovavamo ogni volta che ci incontravamo. E ci vedevamo spesso visto che abitiamo nello stesso comprensorio a Roma. La scintilla l’ha fatta scattare proprio Carlo Conti, dopo la vittoria della puntata natalizia del “Tale e quale show” con la coppia Dean Martin e Frank Sinatra, che ri-
proponiamo anche nello spettacolo». Qual è il momento che preferisce dello spettacolo?
«Ce ne sono due, uno di divertimento totale quando facciamo la coppia dei Papi, io interpreto Ratzinger e lui Bergoglio: siamo solo alla sesta replica ma il pezzo dura già il doppio da come era iniziato, ogni pretesto è buono per giocarci sopra. L’altro è emozionale, verso la fine, quando facciamo il ricordo di Anna Marchesini». Qual è il complimento più bello che avete ricevuto per lo
show?
«Quando ci dicono che tornare a vederci è tornare a ridere
con la comicità di una volta, che non faceva ricorso all’uso di parolacce; una comicità ragionata e interpretata». Ci sarà spazio per la satira politica?
«Qualcosina in alcune imitazioni di politici che fa Massimo. Ma la satira politica non c’è mai interessata molto, forse perché appassionava tutti gli altri comici».
Nella vita di tutti i giorni che cosa la fa ridere? «Attualmente mio nipote.
Sono nonno di due nipotini e quello di tre anni è il mio comico preferito. Per vederlo ho il biglietto gratuito 24 ore su 24, allora ne approfitto».
Di Verona ha qualche ricordo particolare?
«Al teatro Romano ritorna la mia storia: ci debuttai nel lontano 1973 in un “Romeo e Giulietta” in cui facevo Paride, una parte molto piccola. Mi confortò scoprire che in un’edizione di tanti anni prima quella parte la interpretava un allora sconosciuto Nino Manfredi. La cosa
mi diede forza. Poi tornai, poco dopo, nelle “Allegre comari di Windsor” e, in tempi più recenti, nella “Bisbetica domata”».