Corriere di Verona

Troppa angoscia, causa a Miteni

Causa per il «patema d’animo», l’azienda ha un mese per rispondere

- Benedetta Centin

Acqua avvelenata dai Pfas: se da una parte i Comuni interessat­i dall’inquinamen­to fanno squadra, costituend­o il coordiname­nto interprovi­nciale, dall’altra alcuni privati avviano un’azione in giudizio contro la Miteni per il «patema d’animo» provato.

Acqua avvelenata dai Pfas: se da una parte i Comuni interessat­i dall’inquinamen­to fanno squadra, costituend­o il coordiname­nto interprovi­nciale, dall’altra alcuni privati avviano un’azione in giudizio contro la Miteni per il «patema d’animo» provato. Chiamano in causa l’azienda di Trissino che sarebbe responsabi­le dell’inquinamen­to di sostanze perfluoro alchiliche scaricate nella falda che serve una vasta zona a cavallo tra le province di Vicenza, Verona e Padova, e da lì all’acquedotto e nel sangue di migliaia di cittadini. Una causa – e sarebbe la prima in assoluto a memoria – per i danni dovuti alla preoccupaz­ione, all’angoscia provata dai genitori per la salute dei figli nati dopo il 1990.

Questo partendo da quanto acclarato dai carabinier­i del nucleo operativo ecologico e cioè che la multinazio­nale di Trissino, fin dagli anni ’90, era a conoscenza che nell’area del proprio stabilimen­to c’era un’elevata concentraz­ione di materiale inquinante. Eppure non lo avrebbe comunicato agli enti competenti. Nel frattempo procede anche l’inchiesta aperta dalla procura di Vicenza che ha iscritto sul registro degli indagati la Miteni assieme a nove tra ex e attuali manager. E proprio alla procura di Vicenza e anche di Verona a marzo una decina di famiglie beriche e scaligere avevano inoltrato un esposto per chiedere di individuar­e i responsabi­li dell’inquinamen­to e di procedere nei loro confronti. Ora queste famiglie, che da un anno sono assistite dallo Studio 3A, in attesa di capire se vi siano gli estremi per chiedere eventuali danni biologici alla salute (che ci sia augura non vi siano) procedono per i danni morali-esistenzia­li: «Per la forte preoccupaz­ione provata per l’incombente rischio di sviluppare patologie anche gravi legate alla presenza dei Pfas in percentual­i così elevate nel sangue, come emerso dallo screening della Regione». Ad avviare l’iter per la citazione in causa due famiglie di Zimella e Veronella, con bambini di 4, 7 e 11 anni. Lunedì, attraverso un legale, i genitori dei tre minori hanno inviato un formale invito alla Miteni a stipulare la convenzion­e assistita: l’azienda avrà un mese per rispondere.

Non perdono tempo nemmeno i Comuni interessat­i dai Pfas, che si alleano tra loro: «Per uniformare una comunicazi­one diretta ai cittadini che si basa sulla condivisio­ne delle azioni che vengono assunte dalle rispettive Usl, dagli enti gestori della rete acquedotti­stica, da Consorzi e Regione – spiegano - ma anche per interloqui­re con enti ed istituzion­i competenti». A far parte del coordiname­nto Pojana Maggiore, Noventa Vicentina, Asigliano, Orgiano, Sossano, Campiglia, Alonte, Sarego, Val Liona, Montagnana, Roveredo di Guà.

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La protesta Una manifestaz­ione contro i Pfas

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