Torna da Venezia, il regista Doueiri arrestato dalla polizia libica
Sembra la trama di The terminal, ma quello che è accaduto al regista libanese Ziad Doueiri tra domenica e lunedì purtroppo è realtà: al suo rientro dalle premiazioni della Mostra del Cinema di Venezia, dove ha portato in concorso The insult (Coppa Volpi all’attore palestinese Kamel Al Basha) il regista è stato arrestato all’aeroporto di Beirut. Trattenuto per alcune ore con l’accusa, sembra, di «collaborazionismo col nemico» isrealiano, Ziad Doueiri è stato obbligato – in seguito alla confisca del passaporto libanese e di quello francese – a presentarsi l’indomani davanti ai Giudici della Corte Militare di Beirut. L’interrogatorio avvenuto ieri è durato circa tre ore e si è risolto con il rilascio del regista senza la formalizzazione di alcuna accusa. Lo stesso Doueiri ha raccontato che i giudici hanno stabilito che egli non ha «alcuna intenzione criminale contro la causa palestinese». I motivi del provvedimento preso nei suoi confronti non sono noti ma sembrerebbero da ricondursi alle precedenti accuse mosse al regista per il film The attack (2012) girato in parte di Israele, Paese con cui il Libano è formalmente in guerra dalla sua fondazione: ai cittadini libanesi è infatti vietato intrattenere rapporti con lo Stato ebraico.
Ziad Doueiri, che da anni vive a Parigi, si trovava a Beirut per l’imminente uscita del suo film nelle sale, attesissimo in patria e scelto per rappresentare il Paese nella corsa agli Oscar: tra schizofrenia e abusi del potere, c’è da chiedersi come mai un Paese che candida agli Oscar uno dei suoi registi più acclamati a livello internazionale, poi decida di farlo arrestare. L’autore si è sempre speso a favore della pacificazione del Paese nel delicato scacchiere mediorientale. The insult ha infatti il merito di raccontare la complessità di una nazione dalle storiche divisioni: a partire da un banale incidente tra un cristiano e un palestinese - che da una lite privata diventa caso nazionale - la sapiente macchina da presa porta alla luce le ferite e i rancori mai sopiti tra le due principali comunità che lo abitano. La notizia del fermo di Doueiri ha fatto il giro del mondo: anche il Direttore della Mostra del Cinema, Alberto Barbera, si era unito con un tweet alla mobilitazione per il rilascio del regista.