60 Sindaco Elkjaer
«Verona, che brutto regalo E così si va dritti in serie B»
Viene quasi da piangere confrontando il Verona di Preben Elkjaer con quello attuale, specie dopo il diluvio Viola che si è abbattuto su Pazzini e compagni l’altro ieri al Bentegodi. «Sai, ho visto la partita in televisione - dice Preben - e non è stato proprio un bel regalo quello che mi hanno fatto i ragazzi dellHellas».
Ha compiuto 60 anni ieri Elkjaer («Come ci si sente? Come a 59, cambia niente»). Ora fa il commentatore della tv danese e a calcio non gioca proprio più. «No, no - assicura nemmeno le partitelle con gli amici. Ora il calcio lo guardo solamente e lo racconto. Ma la partita che ha fatto il Verona con la Fiorentina mi ha rattristato parecchio». Del resto, come gli si può dare torto dopo la figuraccia che gli uomini di Pecchia hanno fatto con quelli di Stefano Pioli. Già proprio lui, quello che in occasione dello storico gol senza scarpa di Preben alla Juventus nell’anno dello scudetto tentava (invano) di fermarlo...
«Guarda, io penso che il Verona debba fare molto meglio di quanto ha dimostrato contro la Fiorentina. Così non va proprio. Così si va dritti in serie B, non è proprio possibile rimanere nella massima categoria». Una sentenza, quella di Preben, che ricalca comunque il pensiero di tutti quelli che ieri l’altro hanno visto la partita e se ne sono andati dallo stadio con la certezza di doversi aspettare una stagione di sofferenze.
Lui al Verona, e a Verona, c’è molto affezionato. «Sono il sindaco della città - dice con la consueta ironia- e come tale devo avere a cuore le sorti dei miei concittadini. Sono molto legato alla città, perché vi è nato mio figlio Max e perché vi ho trascorso gli anni più importanti e significativi della mia carriera da calciatore. Ho ancora una casa a Bardolino e appena posso vengo a farci un giro. L’ultima volta è stata poco tempo fa e presto ci ritornerò».
Un legame inossidabile, dunque, saldato da quell’impresa che Elkjaer, assieme a tutti gli altri componenti della «Banda Bagnoli» firmò nel torneo 1984/85, quello dello storico scudetto del Verona, «unica città non capoluogo di regione a vincere il tricolore», come ama rimarcare con sacrosanto orgoglio Nando Chiampan, maggiore azionista di quello straordinario Hellas campione d’Italia.
Elkjaer resterà nella memoria di una generazione, quella dei tifosi dell’Hellas che hanno vissuto da protagonisti i bellissimi «anni Ottanta». Dicevano che fumava, dicevano che beveva («solo Coca Cola», ribadiva sempre lui con il sorriso stampato in volto), dicevano che era un «Cavallo Pazzo», ma la verità è che in campo era un’iradiddio. Le sue sgroppate, i suoi dribbling, quell’incedere un po’ ingobbito che comunque mostrava a tutti il mix di tecnica e potenza che lo rendevano un attaccante imprevedibile e, sovente, immarcabile (e allora si marcava spesso a uomo...).
Ma ancor di più, era quello che Elkjaer aveva dentro che spesso faceva la differenza. Non voleva mai perdere, nemmeno nelle partitelle d’allenamento. E questo suo furore agonistico lo trasmetteva anche al resto della squadra, quella fantastica idea, assemblata dall’Osvaldo della Bovisa, che vinse contro tutto e contro tutti. Anni irripetibili, quelli di Elkjaer. Anni che devono essere custoditi nella memoria come ciò che fu e che - purtroppo -non potrà più essere. Senza rancore, ma con la giusta consapevolezza. Il Verona di adesso, dal punto di vista societario, è un’altra cosa. Non potrebbe permettersi, ad esempio, di ingaggiare uno come Elkjaer. O come Briegel. O di trattenere un Di Gennaro e un Galderisi, dicendo no al Milan di Silvio Berlusconi. E allora forse, a distanza di più di trent’anni, non sarebbe ora di rivalutare ciò che fece per quel Verona Chiampan? Ai tifosi - veri - del Verona l’ardua sentenza.