Corriere di Verona

Beccantini loda Maran «Un vero artigiano ma al Chievo manca qualcosa in attacco»

- Matteo Sorio

«Maran è un vero artigiano. Fino a Dybala, stava mettendo in affanno la Juve. Problema: al suo Chievo manca qualcosa in attacco…». L’ha scritto nel suo blog, Roberto Beccantini – «stava dominando, il Chievo, quando Allegri ha chiamato il carro attrezzi», leggi Dybala – e lo conferma, al telefono, 72 ore dopo il tre a zero incassato dalla banda Maran allo Stadium: «È stato un Chievo coraggioso». Anni 66, grande firma del giornalism­o sportivo italiano (Gazzetta dello Sport, Guerin Sportivo, Il Fatto…), Beccantini parla volentieri dell’anticipo di sabato scorso e del Chievo versione 2017/18.

Forse uno dei match più belli del Chievo in casa della Juve, è d’accordo Beccantini?

«Sì. Maran è un artigiano che mi piace molto. Non ricorre solo alla forza bruta ma alle idee, all’organizzaz­ione, tutte cose che hanno messo in difficoltà questa Juventus. Può essere che la sosta abbia dato una mano, così come il pensiero al Barcellona. Resta un fatto: Juve-Chievo è stata spaccata da Dybala».

Era il 9’ della ripresa: dentro la Joya, sull’1-0 e col Chievo in pressione, e buonanotte.

«Fin lì, il Chievo aveva dimostrato che con la Juve bisogna avere coraggio. Tutti dietro? Prima o poi la Juve passa, o di fortuna, come sull’autogol di Hetemaj, o su azione ricamata. Se invece la metti sul ritmo, se la disturbi già nella sua metà campo, soprattutt­o adesso che non ha più il Bonucci rifinitore, la Juve può accusare qualche problema, relativo o assoluto in base al valore dell’avversario: vedi i tanti passaggi indietro del primo tempo, causati dal pressing di Maran, col solo Pjanic in regia ben marcato e il gioco che fluiva male».

E insomma, il valore delle idee di Maran…

«Più che i singoli, molti bravissimi a Torino, penso a Birsa e Radovanovi­c, quando gioca il Chievo mi piace sempre quello che vedi dall’alto, cioè l’organizzaz­ione. Squadra più anziana di A, una campagna acquisti molto parca, i titolari quasi sempre gli stessi. Semmai manca qualcosa in attacco, il problema lì…».

Ecco, appunto: anche a Torino, come con la Lazio, poco cinismo.

«È una ferita, questa, che contro avversari del livello del Chievo può essere rimarginat­a, o nascosta, mentre contro la Juve viene fuori. Non che il Chievo abbia propiziato grandissim­e chance, allo Stadium, però insomma, anche Pellissier ne ha avuta una per accorciare, sul 2 a 0. Credo che il punto, per Maran, sia riuscire trasformar­e organizzaz­ione ed esperienza nei gol di qualcuno».

Tipo Inglese, appena ceduto per 12 milioni di euro al Napoli, passaggio che si realizzerà a giugno…

«Non m’era dispiaciut­o, lui,

Sono sempre il sindaco della città e come tale devo avere a cuore le sorti dei miei concittadi­ni Come ci si sente a 60 anni? Come a 59, non cambia niente. Ma che brutto regalo dai ragazzi dell’Hellas Il tecnico garanzia Il Chievo può perdere anche contro le big, ma vedi sempre un’idea, una squadra non qualsiasi

l’anno scorso. Certo, giocare contro la Juve non è facile. Mi sembra che comunque qualche gol riesca sempre a farlo. Solo che, ripeto, anche da parte sua ci vuole il salto di qualità».

E dietro, i Dainelli, Gamberini, Gobbi, ultratrent­enni sempre attuali?

«Sì, perché il solco tra grandi e piccole si è ancora accentuato e in un contesto così l’esperienza paga sempre, specie se l’obiettivo è una salvezza tranquilla: cosa che il Chievo per me porterà a casa ancora una volta».

E in ogni caso, chiudendo, la garanzia è Maran?

«Già. Il suo Chievo può perdere, anche contro le grandi, ma vedi sempre un’idea, una squadra non qualsiasi: un gruppo che per organizzaz­ione sta nel solco della tradizione di Gigi Delneri e di quel suo 4-4-2 che viaggiava a memoria».

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