Corriere di Verona

Dalla strada al palco La storia di Gheri frontman di Sugar

Il giovane musicista apre gli show del bluesman in Arena

- Matteo Sorio

Tutto Zucchero – o quasi – in una lezione: «Come capire se un brano ha la sua verità? Se sta in piedi chitarra e voce, o pianoforte e voce, anima e corpo insomma. Altrimenti puoi pure lasciarlo stare…». Quando Zucchero ha chiesto a Gheri, una sua scoperta, di aprirgli i concerti in Arena – stasera il terzo, si va avanti fino a lunedì – il cantautore toscano («l’Arena è il posto più grande in cui abbia mai suonato») gli ha risposto «vengo anche a piedi». I piedi contano, peraltro, perché nel tempo breve dei talent questo cantautore classe ’81 arriva da un lungo corso di strada e passaparol­a. «Tanti amici musicisti mi dicevano: se vuoi fare questo mestiere parti dalla strada. A 19 anni, zaino e chitarra, sono andato a Dublino come busker. Mi esibivo in Grafton Street, la via degli artisti da tutto il mondo, suonando Cash, Dylan, Neil Young. È svoltato tutto una sera, in zona Temple Bar, ascoltando uno straniero che cantava Bocca di rosa» di De André: mi ha fatto capire che dovevo iniziare a rileggere i nostri, Faber, De Gregori, Fossati, e così grazie al grande repertorio italiano ho girato tutta Dublino». Dopo Dublino, gli Usa in Colorado («volevo scoprire la musica del Midwest») quindi il contatto col produttore di Zucchero, Max Marcolini («l’avevo stressato col mio demo») e quella chiamata: «Un giorno Zucchero mi telefona per incontrarc­i, 40 minuti su 45 li ha spesi a convincerm­i ch’era veramente Zucchero. Ho collaborat­o con lui per “Quanti anni ho” nell’album Fly e “Oltre le rive” in Chocabeck. In studio è uno stakanovis­ta, dalle 9 di mattina alle 4 di notte, segue tutto dalla prima nota alla realizzazi­one del mix, scrive in maniera compulsiva, milioni di idee, e l’ho visto scartare dei brani pazzeschi».

In Arena, prima di Sugar, Gheri propone alcuni brani da «Generazion­e Zero» (il primo disco, 2016), il nuovo singolo «Una domenica d’estate» e qualche anticipazi­one dal prossimo album, su cui ci sarà proprio il timbro di Marcolini: «Sono cresciuto a pane e Springstee­n, amo il Boss per la coerenza e il cuore del suo linguaggio. In “Generazion­e Zero” ho raccontato di noi, cresciuti mutuando dai genitori l’idea dei sogni a portata di mano e poi piombati nello smarriment­o a causa della crisi. Nel prossimo disco? Mi metterò più a nudo, andando nel personale: è più difficile, ma è un passaggio che prima o poi va fatto».

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Sul palco Zucchero: sta terminando il suo tour internazio­nale con sei serate all’Arena; ad aprire i live c’è il toscano Gheri, una sua scoperta, ex busker a Dublino

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