Corriere di Verona

Una trentina di sindaci ha già chiesto alle urne se andare o restare La metà spera ancora

- Gloria Bertasi

A Lamon, ieri, tra i promotori del referendum per passare al Trentino, si è levato il grido: «Adesso tocca a noi». Dodici anni fa il sì nelle urne comunali raggiunse il 57,26 di voti e in prima fila c’era l’ex sindaco Vania Malacarne, pasionaria del passaggio oltre confine. «Se, come hanno detto oggi (ieri, ndr) in Senato, va rispettata la volontà popolare, adesso è il nostro turno – dice – ho solo un rammarico: che Sappada arrivi all’obiettivo prima di noi». Lamon, 4.151 anime in provincia di Belluno, è stato l’apripista dei referendum per cambiare regione. Dopo Lamon, sono seguiti, tra il 2005 e il 2014, 26 referendum costituzio­nali promossi da chi, per ragioni storiche e culturali, ma soprattutt­o economiche, vorrebbe migrare nelle regioni vicine a statuto autonomo. Dodici consultazi­oni hanno raggiunto il quorum, le altre si sono rivelate un flop. Come a San Michele al Tagliament­o nel Veneziano che votò prima di Lamon, nel maggio 2005, ma l’astensione ebbe la meglio: solo il 44,5 per cento degli aventi diritto si presentò alle urne.

Eppure anche nei Comuni del sì l’iter non è quasi mai andato avanti, un po’ per gli stop dell’ex governator­e Giancarlo Galan, contrariss­imo all’esodo dal Veneto, un po’ per le difficoltà normative a far valere il voto. Non a Lamon, però: «Abbiamo già una legge a Roma, è in mano al M5S – dice Renzo Poletti, portavoce dei promotori del referendum e consiglier­e comunale non ho perso la speranza e sono in Comune proprio per questo, le realtà che vogliono cambiare regione sono piccole e poverelle salvo Cortina: la montagna va gestita da chi conosce i monti, non da Venezia». Quando Sappada entrerà in Friuli, Poletti sarà là a brindare ma intanto continua a lavorare per il passaggio di Lamon al Trentino.

C’è da dire che «traslocare» in Friuli è più semplice che entrare nelle province autonome di Trento e Bolzano. Chiamato ad esprimersi, il consiglio regionale di Trieste ha detto sì a Sappada, il Trentino, di contro, ha scelto di non esprimersi su Lamon. «Il loro parere non è vincolante», sottolinea Malacarne. Non lo sarà ma in tutti i casi in cui Veneto e Trentino Alto Adige hanno formulato perplessit­à sul cambio di confini, del referendum non se ne è più fatto nulla. Ne sa qualcosa Livinallon­go dove il sì ha ottenuto l’86,42 per cento nel 2007. «Sappada è un segnale importante e riapre il nostro percorso, a parole avremmo il sì di Bolzano», spiega il sindaco Leandro Grones.

La Provincia di Belluno però nicchia. «Ero in quel consiglio provincial­e che difese il Bellunese contro chi voleva andarsene – dice il presidente della Provincia Roberto Padrin - se le Regioni vicine dicono sì, non abbiamo alcuna forza per trattenere i Comuni. Noi puntiamo ad altro: al referendum del 22 ottobre (autonomia di Veneto e di Belluno, ndr), a dare concretezz­a alla specificit­à riconosciu­ta dalle leggi Delrio e della

Poletti (Lamon)

Adesso tocca a noi. Abbiamo già la legge a Roma, le montagne vanno gestite da chi le conosce, non Venezia Padrin (provincia di Belluno) Ho difeso il Bellunese da chi voleva andarsene, noi puntiamo ad altro, al referendum per l’autonomia di ottobre

Regione sulle comunità montane». Identici obiettivi per Ornella Noventa, sindaco di Lamon, che, a differenza di chi il referendum lo ha voluto, oggi punta all’autonomia locale. «Nel 2005 era giusto, abbiamo i contributi per i Comuni di confine proprio grazie alle spinte referendar­ie – spiega -. Oggi sono cambiate le cose».

Cortina d’Ampezzo, che Bolzano accogliere­bbe subito a braccia aperte, continua a sentirsi ladina e, per dirla con il sindaco Gianpietro Ghedina, il suo modello di riferiment­o è la provincia autonoma. Il referendum, nel 2007, fu plebiscita­rio (76,53 per cento di sì) e nessuno lo ha scordato ma dietro l’angolo ci sono i mondiali di sci del 2021. «Abbiamo così tante cose aperte che dobbiamo accantonar­e il referendum – spiega Ghedina – ma noi abbiamo un legame culturale maggiore con l’Alto Adige che con Venezia e Veneto». A tentare la fuga dalla nostra regione non ci sono solo le realtà dolomitich­e, ci sono i Comuni del Veneto orientale, vicini, per geografia, al Friuli come Cinto Caomaggior­e e Meduna di Livenza e, nel Vicentino, l’Altopiano di Asiago (8 amministra­zioni) migrerebbe subito nel Trentino.

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