Corriere di Verona

Viviani ci riprova ai mondiali di Bergen

Domani i mondiali di Bergen, il velocista di Vallese è carico: «Sagan l’uomo da battere. Ma se si arriva in volata, ci sono»

- Fabiano

Un mondiale ricco di fascino quello di Bergen, in un percorso vallonato che si dipana attorno ai fiordi della bellissima città norvegese. Una gara lunga 267 chilometri, di cui i primi 39 in linea e i successivi da disputarsi su 12 giri in un circuito da 19 chilometri. Corsa apertissim­a a più soluzioni, come ad esempio un’impresa solitaria da lontano, un’azione da finisseur, o uno sprint tra un drappello di fuggitivi; più improbabil­e, ma non escluso, un volatone di gruppo.

Portarsi sino al traguardo i velocisti puri sarebbe un suicidio tattico che tutti i grandi favoriti vogliono evitare. Punto nevralgico, la salita di Salmon Hill, ascesa di 1,5 km con una pendenza minima del 6,4% e una massima del 7% da ripetersi dodici volte. Altro fattore cruciale saranno ovviamente le condizioni atmosferic­he che in caso di pioggia o forte vento potrebbero trasformar­e la corsa per l’iride in una gara ad eliminazio­ne. Al momento le previsioni per domenica escludono rovesci, ma a quelle latitudini le lancette del barometro possono girare repentinam­ente. Il titolo del film di questo mondiale è «Tutti contro Sagan»: il fuoriclass­e slovacco va per il tris, dopo i successi di Richmond e Doha, ma a sbarrargli la strada troverà l’idolo di casa Boasson-Hagen, i due belgi Gilbert e Van Avermaet, il polacco Kwiatkowsk­i, e il veloce australian­o Matthews, più qualche altro outsider.

L’Italia può come sempre dire la sua. Cassani ha uomini adatti a diversi tipi di corsa: Matteo Trentin, reduce da una Vuelta sfavillant­e, è la punta in rampa di lancio; su di lui il ct disegnerà la strategia. Ha forza per andarsene da solo o in ristretta compagnia. Sa vincere con lo spunto veloce, grazie a una progressio­ne dirompente. Sonny Colbrelli è il suo vice per un arrivo a ranghi ridotti, Diego Ulissi, il finisseur per l’azione esplosiva al giro finale.

Elia Viviani sarà invece l’asso nella manica che Cassani calerà sul tavolo verde in caso di volata. La medaglia d’oro Olimpico di Rio 2016 nell’omnium è su di giri; gli è sfuggito per centimetri il titolo europeo, ma ha vinto da signore ad Amburgo e a Plouay, e il recente Tour of Britain lo ha visto grande protagonis­ta. Il passaggio alla Quickstep lo ha caricato a dovere. Lo abbiamo sentito nel ritiro della nazionale a Peschiera: «Il percorso è duro, 267 km su 3300 metri di dislivello, ma non durissimo. Dipenderà molto dalle condizioni del tempo. Pare non pioverà, ma rimane l’incognita del vento. Con la vittoria a Plouay ho convinto il ct Cassani che posso essere competitiv­o anche sui percorsi misti. L’uomo da battere è Sagan prosegue Viviani -. Noi cercheremo di attaccarlo e rendergli la vita difficile. Abbiamo una squadra forte e ben assortita. Ulissi e Moscon sono le nostre armi per una corsa dura; Trentin e Colbrelli per l’arrivo veloce; io sono l’uomo in più in caso di soluzione in volata».

Il passaggio alla Quickstep lo ha caricato a dovere: «Era una grande occasione da prendere al volo. Avrò più spazio rispetto al Team Sky la cui priorità rimane la classifica nelle corse a tappe. Con la squadra britannica ci siamo lasciati bene. Penso di averli ripagati con delle belle vittorie». A Bergen Viviani se la vedrà col nuovo compagno di squadra Fernando Gaviria, saetta colombiana con cui ha dato vita ad aspri duelli in pista spesso seguiti da strascichi polemici: «Qualche incomprens­ione c’è stata, ma l’abbiamo superata. Non ci saranno problemi. La stagione è lunga, ci sono molte corse; ciascuno avrà i propri obiettivi».

Intanto c’è da correre questo mondiale tra i fiordi del grande nord; il velocista di Vallese saprà farsi trovare pronto. Dovesse rimanere coperto e tenere le ruote dei migliori, sarà un cliente scomodo con cui tutti domenica dovranno fare i conti.

Ho convinto il ct Cassani che posso essere competitiv­o anche sui percorsi misti

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