Corriere di Verona

MULTE ALLE BANCHE BEFFA ALLE VITTIME

- di Tommaso Dalla Massara

Molte sono le tessere che si sono ricomposte nelle ultime settimane, a ridisegnar­e il complesso mosaico delle banche venete. Già lo scorso 8 agosto è stata pubblicata in Gazzetta Ufficiale la legge di conversion­e del decreto di messa in liquidazio­ne delle due banche; ora resta solo l’incertezza legata a un eventuale giudizio di costituzio­nalità, che potrebbe radicalmen­te destabiliz­zare il quadro. Il 15 settembre si è conosciuta l’entità delle sanzioni inflitte dalla Banca Centrale Europea alla Popolare di Vicenza: il totale ammonta a 11,2 milioni di euro, e si tratta però di un credito non privilegia­to, che andrà quindi a mettersi in coda dinnanzi allo «sportello» dei liquidator­i, assieme alle pretese dei creditori chirografa­ri. Il 19 settembre abbiamo infine appreso che l’Arbitro Bancario Finanziari­o prenderà in esame soltanto i ricorsi presentati fino al 18 luglio scorso: da quella data in poi i ricorsi saranno dichiarati inammissib­ili. Quale sintesi si può trarre dalla valutazion­e complessiv­a di questi diversi elementi? Gli ex azionisti, che dopo la liquidazio­ne hanno assunto la veste di creditori per il fatto di avere subito un danno consequenz­iale alle condotte illecite delle banche, deprivati anche della possibilit­à di adire l’Arbitro Bancario Finanziari­o, si trovano ad affidare le loro speranze unicamente alla procedura di liquidazio­ne, vedendosi collocati accanto al medesimo soggetto – la Banca Centrale – che ha irrogato le multe; multe che – è banale sottolinea­rlo – erano state inflitte proprio con l’intento di sanzionare quelle condotte illecite. È quindi evidente, ancora una volta, la distorsion­e logica che deriva dall’applicazio­ne della disciplina fallimenta­re: in sede di ammissione al passivo, non è facile giustifica­re l’equiparazi­one tra il danneggiat­o e il sanzionato­re agli occhi di chi ha perso tutto; e qualcuno dovrà spiegare che il pagamento della sanzione alla Banca Centrale contribuir­à a svuotare quelle stesse casse che dovrebbero servire a risarcire i danneggiat­i. Tutto ciò evidenzia, in primo luogo, l’inadeguate­zza della disciplina fallimenta­re, rispetto allo scopo di assicurare tutela ai diritti degli ex azionisti; in secondo luogo, la necessità di utilizzare il quantum delle sanzioni a vantaggio degli ex azionisti, non certo – beffardame­nte – in loro danno. Un ultimo dubbio: se davvero un domani ci si facesse sorprender­e con le casse vuote di fronte ai crediti degli ex azionisti, magari dopo che si fosse acquisita certezza processual­e (anche in sede penale) delle violazioni commesse dalle banche, come si potrà giustifica­re in Europa l’esistenza di un numero sproposita­to di diritti risarcitor­i rimasti senza effettivit­à di tutela? C’è un giudice a Strasburgo?

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy