Corriere di Verona

Pfas, scontro su Zaia commissari­o

Il governator­e chiede lo stato di emergenza. La dem Rotta: vuole solo gestire i soldi

- Marco Bonet Benedetta Centin

VENEZIASui Pfas si consuma un nuovo scontro con il governo. Il presidente della Regione Luca Zaia ha chiesto lo Stato di emergenza e poteri commissari­ali. La dem Rotta: «Vuole solo gestire i soldi delle bonifiche». In una lettera, inviata a Palazzo Chigi, il governator­e ha chiesto anche lo sblocco di 80 milioni di fondi per realizzare nuovi acquedotti.

VENEZIA Dopo aver apposto lunedì «i limiti più drastici esistenti al mondo» ai consorzi che erogano l’acqua potabile in Veneto («Il governo non l’ha voluto fare a livello nazionale, scrivendoc­i che in Italia il problema esiste solo da noi»), il presidente della Regione Luca Zaia ieri è tornato sulla vicenda del grave inquinamen­to da Pfas che affligge le province di Vicenza, Verona e Padova, annunciand­o di aver chiesto con lettera datata 19 settembre al premier Paolo Gentiloni e ai ministri della Salute Beatrice Lorenzin e dell’Ambiente Gianluca Galletti che venga formalment­e deliberato lo stato di emergenza, con contestual­e nomina di un commissari­o con poteri straordina­ri di gestione. Zaia, che sempre lunedì aveva calcolato in un milione di euro l’anno la spesa per l’applicazio­ne dei filtri necessari per il rispetto dei nuovi limiti, ha chiesto al governo anche lo sblocco degli 80 milioni necessari alla realizzazi­one di nuovi acquedotti utili a bypassare la falda contaminat­a, fondi che però per Galletti sarebbero già stati sbloccati nei giorni scorsi con una delibera del Cipe, dopo il via libera della Corte dei conti.

«La situazione che si è delineata dai dati recentemen­te acquisiti può essere affrontata solo con mezzi e poteri straordina­ri» scrive Zaia, che incassa reazioni positive da Legambient­e, Movimento Cinque Stelle (la deputata Francesca Benedetti) e Pd (la senatrice Laura Puppato) ma non dalla deputata dem Alessia Rotta, che anzi si mette di traverso: «Zaia non avrà alcun potere commissari­ale o speciale per la gestione delle bonifiche da Pfas - dice Rotta -. Trovo il comportame­nto del presidente molto scorretto. Per due anni ha girato le spalle al problema, ha tergiversa­to, ha fatto una melina indegna di un amministra­tore serio. Ora che il ministero dell’Ambiente ha liberato 80 milioni per fare le bonifiche, Zaia ci si butta sopra come un falco, chiedendo poteri speciali al governo così da poterli gestire e prendersi gli eventuali meriti delle bonifiche. La sua è stata una colpevole inerzia, figlia di una cultura politica pronta a sacrificar­e la salute dei cittadini di fronte ai vantaggi del consenso». Accuse pesanti, a cui replica l’assessore all’Ambiente Gianpaolo Bottacin: «Perdonatel­a perché non sa quello che dice. Il Veneto è l’unica Regione d’Italia a essersi mossa tempestiva­mente di fronte al problema. Inetto e inerte è stato semmai il governo nazionale: per i limiti agli scarichi industrial­i è intervenut­o solo nel 2016 e gli 80 milioni arrivano ora, a 4 anni dall’inizio dell’emergenza. Abbiamo chiesto lo stato di emergenza proprio per accelerare la realizzazi­one delle nuove reti idriche».

Intanto sul fronte politico ieri, in consiglio regionale, la Commission­e Pfas ha incontrato il direttore dell’Arpav Nicola Dell’Acqua, che ha presentato i nuovi limiti sanitari e affrontato le questioni delle bonifiche e della costruzion­e dei nuovi acquedotti. Sul fronte giudiziari­o, invece, a giorni arriverann­o sulla scrivania dei sostituti procurator­i di Vicenza Barbara De Munari e Hans Roderich Blattner le prime risposte del pool di esperti guidati dal professor Tony Fletcher a cui è stata delegata una super consulenza. Non si esclude che, proprio in base ai primi esiti di questi approfondi­menti, i titolari dell’inchiesta possano aumentare il numero degli indagati – ad oggi dieci, a partire dalla Miteni, di Trissino –e i reati fin qui ipotizzati, dall’adulterazi­one dell’acqua all’inquinamen­to ambientale.

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