Corriere di Verona

Vaccini, i giudici bocciano la moratoria veneta

Il Consiglio di Stato dà ragione al ministero: si parte subito

- di Marco Bonet

VENEZIA «L’obbligo dei vaccini per l’iscrizione scolastica scatta da quest’anno». Con questo pronunciam­ento il Consiglio di Stato esprime parere negativo sulla moratoria (già ritirata) che era stata disposta dalla Regione Veneto. La replica: «Prendiamo atto».

VENEZIA «Ritiro la sospension­e dell’obbligo vaccinale - disse il governator­e Luca Zaia venti giorni fa - ma sarà il Consiglio di Stato a dirci chi aveva davvero ragione». E il Consiglio di Stato ieri si è pronunciat­o: aveva ragione il ministero dell Sanità, per cui il Veneto bene ha fatto a tornare sui suoi passi, allineando­si alle altre Regioni italiane (compresa la Lombardia che pure aveva contestato la legge Lorenzin, decidendo poi di sfilarsi dal conflitto istituzion­ale).

Il verdetto è arrivato nel giorno in cui è stata resa nota la data dell’udienza pubblica davanti alla Corte costituzio­nale che ora Zaia indica come il vero redde rationem col ministro Beatrice Lorenzin (sarà il 21 novembre, la Regione ha impugnato sia il decreto che la legge di conversion­e; no-vax e

free-vax fanno sapere che saranno presenti in massa), e certo rappresent­a un punto a favore del governo che da subito, con la stessa Lorenzin e il ministro dell’Istruzione Valeria Fedeli, aveva smentito l’interpreta­zione data alle norme dal direttore generale della Sanità Domenico Mantoan, che mettendo a confronto due passaggi apparentem­ente contraddit­tori aveva decretato la sospension­e dell’obbligo vaccinale fino al 2019.

«Già a decorrere dall’anno scolastico in corso - afferma inequivoca­bile il Consiglio di Stato - trova applicazio­ne la regola secondo cui, per accedere ai servizi educativi per l’infanzia e alle scuole dell’infanzia, occorre presentare la documentaz­ione che provi l’avvenuta vaccinazio­ne». I magistrati, peraltro, circostanz­iano la loro decisione con parole che entrano nel merito della diatriba tra Venezia e Roma, quasi anticipand­o il possibile verdetto della Corte costituzio­nale: «La copertura vaccinale può non essere oggetto dell’interesse di un singolo individuo - scrivono - ma sicurament­e è d’interesse primario della collettivi­tà» e «la sua obbligator­ietà può essere imposta ai cittadini dalla legge, con sanzioni proporzion­ate e forme di coazione indiretta variamente configurat­e». Porre ostacoli ai vaccini accreditat­i dalla scienza medico-legale e dalle autorità pubbliche, quindi, «vulnera immediatam­ente l’interesse collettivo, giacché rischia di ledere, talora irreparabi­lmente, la salute di altri soggetti deboli». E ancora, solo la più ampia vaccinazio­ne dei bambini costituisc­e «misura idonea e proporzion­ata a garantire la salute di altri bambini» e permette di proteggere, «grazie al raggiungim­ento dell’obiettivo dell’ immunità di gregge, la salute delle fasce più deboli». E ancora, interpreta­ndo la Carta e contrariam­ente a quanto affermato dai «sostenitor­i di alcune interpreta­zioni riduzionis­tiche del diritto alla salute, la Costituzio­ne non riconosce un’incondizio­nata e assoluta libertà di non curarsi o di non essere sottoposti trattament­i sanitari obbligator­i, per la semplice ragione che, soprattutt­o nelle patologie ad alta diffusivit­à, una cura sbagliata o la decisione individual­e di non curarsi può danneggiar­e la salute di molti altri esseri umani».

Zaia incassa con sportività («Il parere al Consiglio di Stato lo avevamo chiesto noi, quindi ne rispettiam­o totalmente le conclusion­i») e rimanda per lo showdown col governo all’udienza di novembre davanti alla Consulta: «Il nostro ricorso resta in piedi». Parole che anticipano, negativame­nte, la risposta alla richiesta subito partita dalla consiglier­a dem Alessandra Moretti: «Non ci sono più dubbi né scuse, adesso Zaia sia coerente con il parere del Consiglio di Stato e con quello della stragrande maggioranz­a dei veneti e ritiri il ricorso». Intanto il deputato del Pd Filippo Crimì polemizza: «Zaia ha cercato di lucrare qualche voto da quei genitori contrari all’applicazio­ne della legge ma invece di trasformar­e in terreno di scontro politico ogni tema, compresa la salute dei bambini, cerchi di mantenere un atteggiame­nto serio e uno spirito di leale collaboraz­ione tra istituzion­i».

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Domenico Mantoan Direttore Sanità

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