Corriere di Verona

L’incredibil­e romanzo che anticipava tutto «Ed è stato ignorato»

- Francesca Visentin

PADOVA Ma questa storia di concorsi truccati e corruzione all’Università, c’è chi l’aveva già raccontata. Un barone universita­rio che spadronegg­ia e piazza le sue «pedine» dove vuole, un giovane virtuoso che decide di ribellarsi, registra i ricatti e smaschera tutto il castello di intrighi. E’ la trama del caso di cronaca del giorno, ma è anche l’impianto narrativo di un libro uscito un anno fa, «Il sangue dei baroni» (Fanucci editore), dello scrittore padovano Matteo Strukul, ambientato all’interno dell’Università di Padova. Lì, alla fine, ci scappava il morto. Ma per il resto, la storia sembra la fotocopia della corruzione negli Atenei scoperchia­ta dalle indagini di questi giorni. Strukul un anno fa sembrava avere osato l’inosabile, narrando di ipocrisie, nepotismo e ricatti. Fantasia, certo. Fiction, letteratur­a. Ma sembra averci visto giusto. «E’ vero, leggendo le intercetta­zioni dei prof coinvolti, sembra il mio romanzo – ride Strukul, che a breve, il 26 ottobre, pubblicher­à “Decadenza di una famiglia” l’ultimo volume della saga I Medici, best seller mondiale con oltre 300mila copie vendute - . Quando ho scritto “Il sangue dei baroni” volevo rappresent­are il marcio che c’è all’interno dell’Università italiana, un sistema drogato, che è anche il motivo per cui questo Paese rimane al palo». Nel thriller di Strukul è il giovane Daniele Capovilla, pieno di meriti, ma vessato e scavalcato dai pupilli dei baroni, che riesce a smascherar­e il perfido professore Alberto de Marchi, proprio registrand­o una conversazi­one piena di minacce e macchinazi­oni. «Il vero problema – sottolinea Strukul – è l’incapacità tutta italiana di gestire il potere in modo pulito. L’Università ad esempio è ancora una casta di potere fortissimo e sprezzante». Un romanzo scomodo «Il sangue dei baroni», al punto che un anno fa ebbe poche recensioni. «Quando tocchi temi scottanti, tutti si tengono alla larga – dice Strukul - l’ho notato anche nel romanzo che ho scritto sul femminicid­io e la violenza contro le donne. Il libro sulla corruzione in Università è stato quasi ignorato. Ma sono convinto sia compito degli scrittori pungolare il potere, fare un po’ paura…» Com’è riuscito a prevedere i fatti? «Qualsiasi storia affronto, prima mi documento molto bene. Così ho fatto anche parlando di Università».

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