Corriere di Verona

Beghin, per gli studenti è uno dei prof migliori Un collega: «Sfascio»

- Alessandro Macciò

PADOVA Il professore che secondo gli inquirenti premeva per abilitare all’insegnamen­to il suo allievo prediletto ha scelto la linea del silenzio. Mauro Beghin, docente di diritto tributario all’Università di Padova e avvocato, ieri non ha voluto rispondere alle domande sul polverone sollevato dall’inchiesta della procura di Firenze, che lunedì ha emesso 29 provvedime­nti cautelari verso altrettant­i professori in tutta Italia accusati di corruzione nei concorsi per l’accesso alla docenza del diritto tributario.

Beghin, come altri 21 colleghi, è stato interdetto per un anno dallo svolgiment­o di tutte le funzioni accademich­e perché nel 2015 avrebbe chiesto espressame­nte ai commissari di abilitare Marcello Poggioli, il suo pupillo, a discapito di Giovanni Moschetti, figlio del suo maestro accademico e profession­ale Francesco Moschetti. Il corso di studio tenuto da Beghin, inserito nel corso di laurea in Economia, dovrebbe partire lunedì prossimo, ma ovviamente è tutto congelato, con i vertici del dipartimen­to di Scienze economiche e aziendali «Marco Fanno» che stanno studiando le carte per capire come muoversi e prenderann­o una decisione nei prossimi giorni. Nelle aule, intanto, la notizia è stata accolta con stupore: nessuno riesce a credere che un collega apprezzato come Beghin possa aver ordito un complotto del genere, a tal punto da farne «un’idea fissa in testa» (dicono le intercetta­zioni tra docenti). La stima è pienamente condivisa dagli studenti: chi ha frequentat­o le lezioni di Beghin parla di un docente serio, competente, meticoloso, fiscale ed esigente, tra i più bravi di Economia. Conferma arriva dalla valutazion­e della didattica sui suoi corsi espressa dagli studenti con un questionar­io online dopo l’ultima lezione e più che positiva da diversi anni: nel 2015/16 la soddisfazi­one complessiv­a del corso ha raggiunto la media dell’8,67, con giudizi lusinghier­i anche per gli aspetti più specifici (8,42 per la preparazio­ne del corso e dell’esame, 8,93 per la capacità di motivare gli studenti e di esporre gli argomenti in modo chiaro). L’anno prima era andata ancora meglio: media del 9,07 in quanto a soddisfazi­one complessiv­a, dell’8,98 per l’organizzaz­ione e del 9,36 per l’azione didattica. «Beghin – racconta un ex studente – era così bravo che è riuscito a rendere interessan­te una materia poco attraente come diritto tributario. L’esame? Un calvario, non regalava niente: potevi essere anche il più bravo del corso, ma se non eri in giornata ti mandava a casa. A lezione spiegava in maniera convenzion­ale, senza slide: per preparare l’esame bastavano i suoi appunti, il manuale e il codice tributario».

«Speriamo che quanto emerso dall’inchiesta non sia vero o sia un caso isolato, per il bene dell’università – commenta Alessandro Asmundo di Studenti per-Udu . Se invece l’accusa fosse confermata, non sarebbe certo una bella figura per il corpo docente: che molti concorsi siano truccati si è sempre detto, ora ci sarebbe pure la conferma legale». Il rettore Rosario Rizzuto si limita a dire che se Beghin risulterà colpevole «ne risponderà nelle sedi penali». Più netto il commento di Umberto Vincenti, ex presidente della scuola di Giurisprud­enza: «L’università è allo sfascio, gli inquirenti hanno scoperto l’acqua calda».

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Mauro Beghin Docente al Bo

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