Corriere di Verona

Delitto in corsia, liberato l’omicida Il gip: «Quando uccise era incapace, dopo le cure non è più pericoloso»

- La. Ted.

La notte di Pasqua, con le stesse mani con cui poche ore prima aveva cercato di togliersi la vita tagliandos­i le vene ai polsi, aveva ammazzato l’imbianchin­o di Cerea Francesco Cevoloni, 52 anni, il paziente con cui condividev­a una stanza al reparto di Rianimazio­ne dell’ospedale di Legnago.

Ieri l’omicida,il polacco di 34 anni Tomas Piotr Matula, assistito dall’avvocato Vania Cavaler, è uscito dal carcere su decisione del gip Giuliana Franciosi. Decisive le conclusion­i delineate dal consulente della procura, lo psichiatra Giacomo Rocca, secondo cui Matula «al momento dei fatti era incapace di intendere e volere in quanto affetto da disturbo bipolare e soggetto ad alterazion­e psichiatri­ca all’atto dell’omicidio». Lo aveva ammesso lui stesso, davanti al gip, dopo l’arresto: Non sapevo quello che stavo facendo, ero fuori di me... ». Da allora è rimasto in cella, indagato dal pm Federica Ormanni per omicidio, tentato omicidio, lesioni e danneggiam­ento.In questi mesi è stato comunque costanteme­nte seguito e curato, tanto che ora secondo il consulente del pm «non è più pericoloso socialment­e». Di qui la sua scarcerazi­one: «Lo vedrò nelle prossime ore - spiega l’avvocato Cavaler, che a sua volta si è avvalsa della consulenza psichiatri­ca del dottor Pietro Lucarini - Il mio cliente mi ha preannunci­ato l’intenzione di tornare in Polonia». L’inchiesta non è ancora chiusa e non è escluso che si possa allargare anche ad altri indagati all’interno dell’ospedale.

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