Gialloblù mancato Ora Belotti è il primo pericolo per l’Hellas
Nel 2013 rifiutò l’offerta e andò a Palermo A Torino sarà sfida nella sfida con Pazzini
C’è stato un giorno in cui avrebbe potuto diventare un giocatore del Verona. Domenica l’Hellas dovrà fermare il Toro ferito dalla lezione subita nel derby con la Juventus e per riuscire nell’intento servirà, innanzitutto, bloccare il furore di Andrea Belotti.
Il centravanti granata, titolare nell’Italia di Gian Piero Ventura, nel 2013 fu vicino ai gialloblù. Si era fatto conoscere all’AlbinoLeffe, in Lega Pro, a suon di buone prestazioni, e aveva attratto le attenzioni degli osservatori del Verona, appena promosso in Serie A. Non aveva ancora compiuto vent’anni, Belotti, e su di lui c’era il forte interesse, oltre che dell’Hellas, della Sampdoria. Il Verona scattò, ma fu il Gallo a non accettare la proposta: «Ho preferito andare in B e giocarmela partendo dalla panchina che rischiare di finire in Primavera», ha rivelato, quando la sua stella ha iniziato a brillare sempre più forte. D’altronde l’Hellas, in quel periodo, aveva appena ingaggiato Luca Toni e contava, in rosa, su Daniele Cacia, che con i suoi gol aveva trascinato la squadra in A.
Belotti rifiutò l’offerta del Verona e accettò quella del Palermo, con cui, peraltro, non sarebbe stato titolare. In Sicilia si è affermato, ha conquistato il posto e ha fatto scintille in coppia con un altro predestinato, Paulo Dybala. Furono proprio loro a piegare l’Hellas, nel 2015, allo stadio Barbera. Verona in vantaggio con Tachtsidis, pari della «Joya» con una punizione che era già allora un classico del suo magnifico repertorio, raddoppio nel finale di Belotti in acrobazia.
Il pericolo pubblico numero uno per l’Hellas, nel prossimo turno, sarà lui. Sfida nella sfida, poi, quella con Giampaolo Pazzini, che dopo la sconfitta gialloblù con la Lazio ha parlato con il piglio del capitano per richiamare il Verona ad alzare la testa: «Bisogna avere personalità. In Serie A ci sono squadre più forti di noi. Non possiamo permetterci di sbagliare. Dobbiamo cercare di prendere punti con chiunque», il messaggio inviato dal Pazzo. Le polemiche di inizio stagione per le esclusioni con Napoli e Crotone – poi è rimasto fuori dalla formazione titolare anche con la Roma – sono state accantonate. Il Pazzini di oggi si è rimesso gli abiti del leader che occorre al Verona: «Io non ho mai voluto andare via da qua», ha evidenziato, per chiudere definitivamente le voci sulla sua possibile cessione negli ultimi giorni del mercato estivo. Allo stesso modo, il centravanti ha messo un punto sulla sua reazione rabbiosa seguita alla rete siglata con il Napoli su rigore: «È stato un gesto istintivo». Il riferimento è al dito puntato verso la panchina e al pugno sferrato contro il pallone, un’espressione di rabbia per le decisioni di Fabio Pecchia.
Il gol con il Napoli, già: l’unico finora realizzato dal Verona in campionato. Un dato sconfortante per l’Hellas, che fa il paio con il numero ridotto di tiri in porta. Anche con la Lazio il Pazzo non ha potuto fruire di palloni giocabili. Presto isolato, è stato una facile preda per la munita difesa orchestrata da Simone Inzaghi. Soltanto nel secondo tempo, a risultato ormai acquisito, Pecchia gli ha affiancato Moise Kean. Se c’è qualcuno che può svegliare l’attacco del Verona, questo qualcuno è Pazzini. Da una parte lui, dall’altra Gallo il Terribile, spauracchio per la difesa dell’Hellas che avrebbe potuto indossare, prima del Pazzo, la maglia gialloblù. Il calcio, come ogni cosa della vita, è fatto anche di coincidenze.