EXPERIOR, L’ATENEO FA SCUOLA
Tempi grami per il mondo universitario italiano, che appena sfugge a una catastrofe inciampa su un altro ostacolo, senza pace: certo è facile prendersela con i concorsi gestiti senza meritocrazia e con l’esodo dei giovani che spesso allontana dal paese i migliori tra i neolaureati, o indignarsi sulle classifiche dell’apprendimento degli studenti che ci vede spesso in coda, o preoccuparsi per le scelte dei neo iscritti che preferiscono corsi di laurea generici o poco allettanti per le industrie che crescono. Insomma, la distanza tra lo studio e il lavoro sembra incolmabile nella rassegnazione di ognuno dei soggetti in campo e intanto il tempo passa e le cose faticano a cambiare. Varrà la pena allora segnalare con entusiasmo le «buone notizie» controcorrente che raccontano l’impegno di chi prova a correggere il tiro individuando percorsi che avvicinino studio e lavoro, università e territorio, ricerca e impresa: il Dipartimento di Management di Ca’ Foscari ha annunciato in questi giorni la terza edizione di un progetto di didattica innovativa che si chiama Experior, il responsabile del quale, il professor Stefano Micelli, ne riassume così gli obiettivi: «Vogliamo rafforzare il rapporto tra Ca’ Foscari e i principali soggetti economici e culturali della città», puntando «sull’inventiva e sulla creatività dei nostri studenti cui chiediamo di guardare con occhi nuovi ai temi chiave del futuro di quest’area».
Sembra l’uovo di Colombo, da una parte le questioni senza risposta adeguata che la città propone e ripropone ostinata, dall’altra un piccolo esercito di giovani curiosi e privi di pregiudizi, e poi le tante ore di studio nelle aule universitarie e le molte imprese a caccia di idee nuove da proporre sul mercato.
Non servono risorse straordinarie, né organizzazioni faraoniche: si parte da ciò che c’è, da quanto è disponibile, cercando sinergie virtuose, collaborazioni leali, e soprattutto la buona volontà di mettere insieme saperi ed esperienze, fantasia e competenza.
Che si sia giunti al terzo anno è il segnale che qualcosa ha funzionato, che si è andati oltre le buone intenzioni, le quali troppo spesso si perdono per strada, se non finiscono addirittura per l’inferno: Experior è prima di tutto un modo speciale di far scuola, non una nuova disciplina, un’ulteriore materia di studio, ma un metodo che sfida i problemi con l’ambizione che si possa contribuire a risolverli e quindi raccoglie attorno a un tavolo studenti di materie diverse, dal marketing alla comunicazione, dall’internazionalizzazion e al management, dall’engineering al design, che mentre preparano i loro esami con un apprendimento attivo provano soluzioni nuove, che se poi meritano di venire sviluppate resteranno al centro della loro attenzione e del loro impegno finché c’è ne sarà bisogno.
Con l’Università collaborano numerose imprese o istituzioni veneziane del manifatturiero, del turismo, della cultura, degli eventi, tutti riconosciuti come opportunità di sviluppo, come strumenti di crescita, senza pregiudizi ideologici o dirigismi politici, partendo dalla realtà delle cose, dalla voglia di fare, dall’entusiasmo di partecipare. E funziona!
Moltiplichiamo i tentativi, ripetiamo gli esperimenti, mettiamo alla prova competenze e invenzioni: Venezia aspetta soltanto che la si smetta di considerarla un «problema» e che le si prospettino «soluzioni» positive, che a muoversi siano i giovani che stanno preparandosi seriamente al lavoro aiutati dai loro docenti è un bellissimo segno.