Corsa e qualità, l’Hellas scopre il fattore Cerci
A Torino la prima gara intera in due anni
Metti un Cerci nel motore. L’Hellas, con l’Henry di Valmontone, è un’altra cosa. Domenica, con il Torino, lo scenario era quello della gara dell’ex per l’attaccante, al rientro da titolare dopo l’infortunio muscolare che l’ha bloccato dalla partita di Crotone in avanti (era tornato subentrando nel secondo tempo della sfida ormai persa con la la Lazio). Tanto estro, un rigore reclamato – e che ai più è parso netto –, un altro procurato, con uno spettacolare colpo d’esterno che Molinaro ha respinto di mano, e trasformato da Giampaolo Pazzini per il 2-2 conclusivo. Un gol costruito e realizzato, sul suo tiro, da Moise Kean.
La prestazione di Alessio Cerci si riassume in questi momenti topici, ma lancia anche delle indicazioni precise sull’importanza del suo apporto nello scacchiere di Fabio Pecchia. Con lui in campo, il Verona è più incisivo, meno prevedibile, inquadra la porta avversaria con maggior costanza e ha qualità superiori nella pattuglia offensiva. Il dubbio che continua a riguardare Cerci è relativo alla sua tenuta fisica, visti i frequenti problemi accusati negli ultimi anni, in coincidenza con le stagioni trascorse tra l’Atletico Madrid e i prestiti al Milan e al Genoa. Se uno come lui stesse bene, tuttavia, l’Hellas potrebbe ragionevolmente in aumento le chance di raggiungere l’obiettivo della salvezza: «Sto acquisendo poco per volta la condizione miglioro. Posso fare ancora molto. Devo lavorare sul lato fisico, perché questa è la caratteristica che mi permette di fare la differenza», il commento di Cerci dopo la partita di Torino.
D’altro canto in estate è arrivato in ritiro a Primiero San Martino di Castrozza dopo essere stato pressoché inattivo per un anno. Serviva (e serve) tempo per crescere. In Coppa Italia con l’Avellino e nelle prime due giornate di campionato, con Napoli e Crotone, i segnali erano stati incoraggianti. Poi è arrivato il malanno che l’ha costretto a fermarsi per tre settimane ed è stato necessario ricominciare daccapo. Con il Torino, Cerci è tornato a giocare una partita per intero dopo oltre due anni. L’ultima volta fu il 21 novembre 2015, in Juventus-Milan, terminata 1-0: «Abbiamo fatto un buon lavoro con lo staff medico. Sono riuscito a ultimare la gara, sia pure con fatica e con qualche acciacco all’adduttore. Devo tornare me stesso». Certo che se proprio nel finale di partita, quando la stanchezza pesa di più, sono arrivati i colpi decisivi per Cerci e per il Verona, il percorso intrapreso dalla punta gialloblù è quello giusto. A trarne giovamento è l’Hellas, che ha investito su di lui, prelevandolo pochi giorni dopo la risoluzione del contratto che lo legava all’Atletico Madrid. Un accordo-lampo, concluso a inizio luglio, per ripartire da una città e da un ambiente che ha rigenerato, consentendogli di vivere una favolosa seconda giovinezza, Luca Toni, e che ora aspetta da Cerci le giocate di cui c’è bisogno per proseguire nel lungo cammino verso la salvezza: «Bene il punto con il Torino, è un motivo di soddisfazione. Adesso prepariamoci bene durante la pausa. Alla ripresa c’è il Benevento: è una partita da vincere», chiarisce lui, che intanto si è ben calato nella realtà veronese, insieme alla moglie Federica e al piccolo Leonardo. Al solito, e come sempre in questi casi, se son rose, fioriranno.