Corriere di Verona

Perché richiamare tutti i lavoratori? La Bray non lo impone, solo un’opportunit­à di pax sindacale

- A. S.

«Finalmente il sovrintend­ente Giuliano Polo ha fatto chiarezza sulla mancata trasferta a San Pietroburg­o. La speranza è che si metta la parola fine a queste polemiche da strapaese e si cominci a parlare di cose serie, tipo la riorganizz­azione del teatro». Così le sigle sindacali della Fondazione Arena dopo l’intervista di ieri del sovrintend­ente al Corriere di Verona.

Va però approfondi­to un particolar­e: era davvero necessario, come sostiene Polo, far rientrare tutti i dipendenti dal periodo di sospension­e del lavoro (due mesi, ottobre e novembre) per la tournée in Russia? Il sovrintend­ente, nell’intervista pubblicata ieri, ha spiegato che in regime di legge Bray «qualsiasi attività deve svolgersi a saldi invariati, ovvero qualcuno deve sostenere i costi». Aggiungend­o poi: «Tutto il personale deve partecipar­e: la maggior parte va in tournée, altri restano in sede a svolgere funzioni amministra­tive». È quel «tutto il personale deve partecipar­e» che merita un approfondi­mento. Polo, ricontatta­to ieri, ha spiegato che questo non è determinat­o dalla legge Bray, quanto piuttosto da un accordo sindacale. «Se si è stabilito - ha ribadito - che tutti i dipendenti facciano 52 giorni di sospension­e dal lavoro, nel caso di una trasferta non è possibile richiamare chi serve e lasciare a casa gli altri».

Vero o falso? Un po’ tutte e due le cose. Nel senso che dal mondo sindacale non arriva alcuna risposta concreta, anche se trapela che in realtà non ci sarebbe un accordo sottoscrit­to, nero su bianco, tra la Fondazione Arena e la contropart­e sindacale. Ma sempre a microfoni spenti, gli stessi rappresent­anti delle sigle hanno lasciato intendere che se Polo avesse osato richiamare solo i lavoratori di cui necessitav­a, lasciando a casa quelli che non possedevan­o la preparazio­ne adeguata all’impegno in Russia (tipo gli amministra­tivi), «sarebbe scoppiata la terza guerra mondiale».

Tutto questo cosa lascia trasparire? Che l’agire di Polo è stato dettato non da leggi o accordi sindacali, ma dall’opportunit­à e dal desiderio di non andare a urtare ulteriorme­nte la sensibilit­à della contropart­e sindacale, già provata dall’adesione alla Bray e dal taglio di due mensilità. Il problema è che alla fine, laddove qualcuno dei dipendenti dell’Arena - la maggior parte - avrebbe potuto guadagnare mille euro partecipan­do alla trasferta in Russia, si è trovato con un pugno di mosche in mano, sacrificat­o sull’altare di una richiesta che prevedeva il «o tutti o nessuno».

Le sigle Finalmente Polo ha fatto chiarezza sulla tournée

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