«La salma di nostro figlio in stato pietoso» Arresti all’obitorio, la denuncia dei genitori
Sul tavolo del pm l’esposto della mamma e del papà di Marco Andreoli: «È stato vilipendio»
«Il personale dell’Agec ha cercato in extremis, poco prima del funerale, di sistemare Marco come poteva. Ma il danno alla salma era ormai irreversibile e le condizioni delle spoglie del ragazzo, a distanza di cinque giorni dalla morte, apparivano compromesse».
Si sono rivolti all’avvocato Bruno Gulino per «ottenere giustizia per quello scempio» i genitori di Marco Andreoli, il ragazzo di 28 anni che ha tragicamente perso la vita in un incidente stradale nel centro di Bussolengo. Non bastava lo strazio e l’inconsolabile dolore per l’improvvisa perdita del figlio: per Daniele e Miriam, nell’immediatezza del dramma, c’è stato anche «il vergognoso trattamento subito dal corpo di Marco all’obitorio del Policlinico». Un dolore nel dolore, per la famiglia. E il pensiero dei genitori, alla notizia dell’arresto dei cinque cellisti accusati di aver «intascato il pizzo sui defunti» dalle imprese funebri, è subito andato al caso del figlio. Del resto, gli addetti all’obitorio si sono ritrovati ai domiciliari appena una ventina di giorni dopo i funerali di Marco: di qui, da parte dei genitori, la decisione di presentare un esposto-denuncia che è adesso sul tavolo del pubblico ministero Valeria Ardito, titolare l’inchiesta per concussione. «Oltre al reato già al vaglio del pm- spiega il legale degli Andreoli - paventiamo quello di vilipendio di cadavere, proprio in riferimento allo stato di abbandono e di incuria totale in cui per giorni è stato lasciato il corpo di Marco. Non lo avevano vestito, era in condizioni sconvolgenti». La vittima Marco Andreoli, morto a 28 anni In sella alla sua Ducati, il giovane che viveva a San Vito al Mantico, vicino a Bussolengo, in via Piemonte, quella sera maledetta, attorno alle 21.30, aveva perso il controllo della moto dopo aver visto la manovra di un bus che svoltava a sinistra e, dopo un volo di alcuni metri, si era schiantato con la testa coperta dal casco contro lo spigolo del mezzo pubblico all’incrocio tra via Gardesane e via Europa.
L’impatto con le lamiere del mezzo purtroppo era risultato fatale al dipendente del supermercato Martinelli di Pescantina che perse la vita sul colpo. Non fu necessario praticargli l’autopsia, il pm Marco Zenatelli infatti rilasciò subito il nullaosta per la sepoltura della vittima: «Ed è stato in quel momento che per la famiglia, già sconvolta, si è aperta l’incresciosa pagina all’obitorio di Borgo Roma». Di qui il dito puntato contro i cellisti che avrebbero preteso per anni (pare almeno dal 2000) il pizzo dalle ditte di onoranze. Stando ai racconti delle ditte «costrette» a pagare, chi non versava l’«obolo», i 30-50 o 100 euro in nero, sarebbe stato «punito» col «dispetto» di vedersi consegnare dai cellisti le salme «in condizioni penose », la bocca spalancata, occhi sbarrati, braccia rigide. «Di fatto ha spiegato un impresario - a Borgo Trento non ci sono problemi mentre a Borgo Roma i cellisti ci estorcono del denaro, ogniqualvolta vi è il prelievo di una salma per il funerale. La somma richiesta è di 30 euro, di cui 5 asseriscono essere per il prete che fa la benedizione prima delle esequie. Ho usato il termine “estorcere” in quanto se si salta la dazione il cellista ti fa capire che le salme non vengono curate adeguatamente e rischi di trovarle con la bocca aperta o comunque non degnamente presentabili ai dolenti». E i genitori di Marco ne sono certi: «È andata così anche a nostro figlio».