Corriere di Verona

Si è spenta Fiorenza, l’ausiliaria che ha voluto morire a villa Mussolini

- di Angiola Petronio

È riuscita in quello che a pochi è concesso. Scegliere non solo come vivere, ma anche come e dove morire. Ha scelto la sua Samarcanda ed è lì che lunedì Fiorenza è morta. A San Martino in Strada, frazione di Forlì. In quella che era stata la stanza di donna Rachele, Fiorenza ha esaudito quello che da desiderio è riuscita a far diventare volontà. Morire in quella che fu la prima casa di Rachele e Benito Mussolini e che adesso, grazie anche al suo apporto, è diventata un museo.

Se n’è andata in un sospiro, con il corpo consumato dalla malattia ma la mente assolutame­nte lucida, Fiorenza Ferrini. Aveva 94 anni ed era una delle ultime ragazze del Saf, il servizio ausiliario femminile fascista.

Un’appartenen­za che ha trasformat­o in una fede che ha portato avanti tutta la vita. Tanto da voler andare a morire dove, raccontava, «perché tutto quello che ho fatto è legato a quella casa, ma soprattutt­o a chi ci ha abitato».

Così alla fine di luglio Fiorenza ha deciso. Ha chiamato quella che una volta era villa Carpena e che dal Duemila è il «museo Mussolini»e ha chiesto ai proprietar­i Adele e Domenico Morosini se poteva andarci a morire.

Loro le hanno detto di sì. E lei, da sola, ha fatto il cambio del medico, si è fatta dimettere dall’ospedale di Negrar dove era ricoverata.

«Nella mia vita sono sempre stata coerente. E, se Dio vorrà, non farò altro che esserlo per l’ennesima volta...», ha detto prima di partire per San Martino in Strada.

Si è fatta portare in quella camera al piano terra, da dove vedeva il parco della villa. Tre mesi, nei quali Fiorenza non ha smesso di essere l’ausiliaria del Duce.

Andava comunque ad accogliere i visitatori, ha festeggiat­o il compleanno di Mussolini, ha regalato e firmato i libri che parlano delle opere del fascismo.

All’imprenditr­ice Mimma Perbellini, nella cui clinica Fiorenza ha lavorato per 35 anni come segretaria, quando è andata a trovarla ha raccontato che non le piaceva, quel corpo che si stava spegnendo mentre la mente era lucida.

Quando è arrivata alla villa è andata davanti al cippo di Mussolini. Ha fatto il saluto romano.

Da due giorni la luce che illumina quello di donna Rachele si è spento. «Quando è successo, ho pensato che Fiorenza se ne sarebbe andata. E così è stato. E quando è morta, la luce si è riaccesa», racconta Domenico Morosini.

Nella villa è stata allestita la camera ardente. Il funerale di Fiorenza sarà domani mattina alle 10,30 nella chiesa di Carpena. La «soldatessa del duce», come amava essere chiamata, che venne salvata da un partigiano e che diceva sempre che «gli uomini non si dividono in rossi e neri, ma in buoni e cattivi», ha voluto essere cremata.

Le sue ceneri andranno a riposare vicino alle altre ausiliarie e a villa Mussolini ci sarà un cippo anche per lei.

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Ultimi giorni Fiorenza Ferrini, morta a 94 anni, fotografat­a nella villa del Duce pochi giorni fa con l’imprenditr­ice Mimma Perbellini

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