Problemi di memoria? C’è il computer quantistico
(d.o.)Come i loro antenati degli anni ‘50 i prototipi hanno tutti lo stesso problema: sono troppo grandi. È un problema noto in ambito informatico: le memorie fisiche dei computer continuano ad espandersi, soprattutto per quanto riguarda lo spazio d’archiviazione, ma diventa sempre più difficile contenerle in dimensioni tali da poterle inserire all’interno di un chip. La soluzione, in linea teorica, esiste: il computer quantistico, intuito già negli anni ’80 dal premio Nobel Richard Feynman.Ora potrebbe essere arrivata la «svolta». Dietro non a caso, c’è proprio l’università dove insegnò Feynman, il Caltech di Pasadena (California), ma anche l’ateneo scaligero. Ci sono anche alcuni ricercatori veronesi infatti, dietro allo studio pubblicato sulla rivista Science questa settimana: si tratta della realizzazione di una memoria quantistica basata su cristalli di vanadato di ittrio e altre terre rare (materiali già utilizzati, in parte, negli smartphone) che consente di trasmettere delle informazioni utilizzando alcuni comportamenti tipici dei fotoni «Il risultato raggiunto dal team di ricerca internazionale spiega Marco Bettinelli, docente di chimica generale e inorganica nel dipartimento di biotecnologie dell’ateneo scaligero ed esperto nello studio delle interazioni fra luce e materiali di tipo inorganico, tra gli autori dello studio - è significativo proprio per le dimensioni nanometriche della memoria, pari a 700 nanometri di larghezza per 15 micron di lunghezza, ossia grande più o meno come un globulo rosso. Le proprietà delle memorie quantistiche, inoltre, garantiscono una maggiore fedeltà dell’informazione, rispetto alle memorie convenzionali».