Corriere di Verona

Dopo la Quinta, la Sesta Accordo tra Pd e Battiti nelle circoscriz­ioni

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È ormai il segreto di Pulcinella: nella complicati­ssima partita delle Circoscriz­ioni, sta nascendo un accordo tra la maggioranz­a (Battiti, Lega Nord) e Pd con l’obiettivo di spartirsi qualche presidenza.

Se n’è avuto un primo indizio ieri sera in Sesta Circoscriz­ione, dove è stata eletta presidente Rita Andriani del Pd grazie alla «desistenza» dei consiglier­i del centrodest­ra sboarinian­o. E d’altra parte alcuni giorni fa in Quinta circoscriz­ione, invece del candidato tosiano Giancarlo Frigo, è stato eletto Raimondo Dilara, vicino all’assessore Stefano Bertacco di Fratelli d’Italia, grazie anche all’astensione dei tre esponenti Pd. L’accordo comprender­ebbe anche la Quarta circoscriz­ione, sempre per un esponente di Battiti, mentre la prima e la seconda dovrebbero andare al Pd (per la prima si parla anche di una presidenza a Verona Pulita). Si vedrà tra oggi e domani, quando saranno convocati gli ultimi consigli decisivi. «Un accordo tra Pd e Battiti? Io lo escludo», dice Federico Benini (foto), il consiglier­e comunale più votato del Pd. «Penso che siano cose assolutame­nte non vere. Sarebbe d’altra parte molto grave se il Pd pensasse di fare accordi con una compagine fortemente orientata a destra e che avversiamo, che comprende la Lega e Fratelli d’Italia, dove in tanti del gruppo Battiti sono in procinto di passare. Mi sembra un quadro non realistico». E se invece realistico lo diventasse? «A quel punto, ognuno dovrebbe prendersi le sue responsabi­lità», dice Benini.

Poiché in nessun parlamenti­no il sistema proporzion­ale aveva prodotto una maggioranz­a politicame­nte omogenea, il Pd aveva proposto di coalizzare le minoranze contro le forze che sostengono Sboarina. «I Cinque Stelle ci sarebbero stati solo se tutti i presidenti fossero stati dei loro, il che equivale a nessun accordo; la Sinistra di Bertucco, legittimam­ente dal suo punto di vista, esclude ogni accordo con Tosi. La lista Tosi aveva invece dato la sua disponibil­ità e a maggioranz­a abbiamo appoggiato questa strada». Poi però le cose si complicano: «Succede che Tosi non è più in grado di mantenere gli accordi - spiega Benini - perché molti dei suoi uomini cambiano idea e passano a sostegno di chi hanno fortemente avversato in campagna elettorale». Che fare quindi? «In assenza di un accordo con le altre minoranze, in circoscriz­ione il Pd deve restare all’opposizion­e», sostiene Benini. Ma, evidenteme­nte, c’è più di qualcuno nel suo partito che coltiva idee diverse. (a.c.)

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