Corriere di Verona

IL DESTINO DELLE MADRI

- Di Gabriella Imperatori

La madre è il personaggi­o, reale o simbolico, più eterno non solo in natura ma nel mito, nella storia e in letteratur­a, nel linguaggio. Dalla «madre-terra» alla «madre-patria», dalla «Grande madre» antropolog­ica di tutta l’umanità alla madre di Dio del cristianes­imo. E si potrebbe continuare. Madri sacrifical­i e madri snaturate (Medea), madri «sufficient­emente buone» (Winnicot), madri nevrotiche, madri che subiscono violenze per amore dei figli o impotenza economica, madri indifferen­ti o troppo presenti e ossessive. Amate, sopportate, odiate. A volte ripudiate. Mai dimenticat­e. In questi giorni e nelle nostre terre si è molto parlato e scritto su due madri di opposta valenza per sensibilit­à, cultura, azioni.La «cattiva madre», che nella fiaba classica era rappresent­ata dalla matrigna (mentre la «madre buona, la vera madre, era fatta un po’ sadicament­e morire anzitempo) è stavolta una straniera, musulmana credente ma bigotta, intolleran­te dell’occidental­iz-zazione della figlia: una ragazza secondo lei «degenere» perché andava a scuola truccata e senza velo, così da meritare di essere brutalment­e picchiata e minacciata di fuoco su quei peccaminos­i capelli in vista. Punizioni, queste o altre, più spesso messe in atto dai padri, talvolta con madri complici o sottomesse, ma talaltra da donne che si vergognano delle figlie diventando violente in proprio. Ecco: di fronte a tali comportame­nti, che se scoperti inducono i servizi sociali a far uscir di casa le ragazze maltrattat­e per proteggerl­e in qualche rifugio segreto, si capisce quanto l’integrazio­ne debba comprender­e l’adesione ai principi costituzio­nali del paese ospitante.

Dell’altra madre han parlato tutti i giornali. Una donna che, appena partorito o addirittur­a prima, scopre di aver contratto una malattia incurabile e che prevede per lei solo pochi mesi di vita.

Mesi dolorosi, certo, eppure questa donna, se sa di dover arrendersi alla morte, non si arrende alla prospettiv­a che la sua bambina resti non solo senza madre, ma senza il ricordo di lei.Già destinata ad essere orfana, manchevole di una parte essenziale del proprio sé, coccole, confidenze, consigli, consolazio­ni, magari anche qualche castigo, ma di quelli che fanno crescere, che infondono il senso del bene e dal male, quei valori che la stessa madre ha lasciato scritti in bigliettin­i disseminat­i per casa, certa che sarebbero stati conservati. Non per alimentare troppo il ricordo di sé, che sarebbe comprensib­ile ma un po’ egocentric­o, ma per lasciare alla sua bimba la certezza che la sua mamma c’è ancora, la vede e la protegge da qualche parte dell’universo.

Così le compera on line regali per tutti i compleanni fino al diciottesi­mo, per tutti i Natali, e registra la propria voce in modo che lei possa ascoltarla per sempre. Ci sono vari modi per essere madre. Per istinto, per destino subìto, per ossessione, per apprendime­nto giorno dopo giorno. Madri per la vita. Ma questa meraviglio­sa donna trevigiana ha scelto un altro modo, il più sublime: essere madre per sempre.

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