IL DESTINO DELLE MADRI
La madre è il personaggio, reale o simbolico, più eterno non solo in natura ma nel mito, nella storia e in letteratura, nel linguaggio. Dalla «madre-terra» alla «madre-patria», dalla «Grande madre» antropologica di tutta l’umanità alla madre di Dio del cristianesimo. E si potrebbe continuare. Madri sacrificali e madri snaturate (Medea), madri «sufficientemente buone» (Winnicot), madri nevrotiche, madri che subiscono violenze per amore dei figli o impotenza economica, madri indifferenti o troppo presenti e ossessive. Amate, sopportate, odiate. A volte ripudiate. Mai dimenticate. In questi giorni e nelle nostre terre si è molto parlato e scritto su due madri di opposta valenza per sensibilità, cultura, azioni.La «cattiva madre», che nella fiaba classica era rappresentata dalla matrigna (mentre la «madre buona, la vera madre, era fatta un po’ sadicamente morire anzitempo) è stavolta una straniera, musulmana credente ma bigotta, intollerante dell’occidentaliz-zazione della figlia: una ragazza secondo lei «degenere» perché andava a scuola truccata e senza velo, così da meritare di essere brutalmente picchiata e minacciata di fuoco su quei peccaminosi capelli in vista. Punizioni, queste o altre, più spesso messe in atto dai padri, talvolta con madri complici o sottomesse, ma talaltra da donne che si vergognano delle figlie diventando violente in proprio. Ecco: di fronte a tali comportamenti, che se scoperti inducono i servizi sociali a far uscir di casa le ragazze maltrattate per proteggerle in qualche rifugio segreto, si capisce quanto l’integrazione debba comprendere l’adesione ai principi costituzionali del paese ospitante.
Dell’altra madre han parlato tutti i giornali. Una donna che, appena partorito o addirittura prima, scopre di aver contratto una malattia incurabile e che prevede per lei solo pochi mesi di vita.
Mesi dolorosi, certo, eppure questa donna, se sa di dover arrendersi alla morte, non si arrende alla prospettiva che la sua bambina resti non solo senza madre, ma senza il ricordo di lei.Già destinata ad essere orfana, manchevole di una parte essenziale del proprio sé, coccole, confidenze, consigli, consolazioni, magari anche qualche castigo, ma di quelli che fanno crescere, che infondono il senso del bene e dal male, quei valori che la stessa madre ha lasciato scritti in bigliettini disseminati per casa, certa che sarebbero stati conservati. Non per alimentare troppo il ricordo di sé, che sarebbe comprensibile ma un po’ egocentrico, ma per lasciare alla sua bimba la certezza che la sua mamma c’è ancora, la vede e la protegge da qualche parte dell’universo.
Così le compera on line regali per tutti i compleanni fino al diciottesimo, per tutti i Natali, e registra la propria voce in modo che lei possa ascoltarla per sempre. Ci sono vari modi per essere madre. Per istinto, per destino subìto, per ossessione, per apprendimento giorno dopo giorno. Madri per la vita. Ma questa meravigliosa donna trevigiana ha scelto un altro modo, il più sublime: essere madre per sempre.