Fiano: «Mi manda Renzi Aiuterò il Pd di Verona»
Traghetterà il partito al congresso: «Qui per ascoltare»
Sarà presto in città Emanuele Fiano, il deputato milanese del Partito democratico cui il segretario Matteo Renzi ha affidato il compito di commissario straordinario del partito a Verona. Nel Pd, Fiano è un pezzo da novanta. Figlio di un deportato di Auschwitz, non solo è il deputato autore della legge contro l’apologia di fascismo, ma è anche il relatore della nuova legge elettorale in discussione in Parlamento. Come responsabile Pd per le Riforme, ha seguito da vicino il progetto di revisione costituzionale poi bocciato nel referendum dello scorso 4 dicembre. Se si eccettua un ruolo di supervisione per l’organizzazione delle primarie a Napoli, l’incarico a Verona è il primo, per lui, da commissario. Troverà un partito ancora a pezzi dopo la debacle delle scorse elezioni amministrative. Il mancato raggiungimento del ballottaggio, che era l’obiettivo minimo, ha portato alle dimissioni dei segretari provinciali e cittadini. Da allora, su linea politica, nomine e circoscrizioni, i suoi esponenti si sono mossi in ordine sparso e sfilacciato.
Fiano, lei ha già tanti impegni. Chi gliel’ha fatto fare?
«È una scelta fatta dalla segretaria nazionale, quindi da Matteo Renzi, credo dovuta alla mia conoscenza del Nord del Paese da cui provengo e dei meccanismi del partito».
Cosa prevede il suo mandato da commissario?
«Una funzione di coordinamento per attivare un percorso congressuale con la massima partecipazione possibile. D’altra parte, noi che ci vantiamo di essere gli unici democratici in Italia, dobbiamo dar prova di massima condivisione. Sarà comunque un mandato breve».
Quanto breve?
«Credo circa un mese. Sarò a Verona già nel fine settimana, organizzerò una riunione con i parlamentari, i consiglieri comunali, provinciali e regionali e i vari delegati delle assemblee per cominciare il percorso».
A Verona troverà un Pd che ancora non si è ripreso dalla debacle delle elezioni. Rimettere insieme i pezzi non sarà facile, non crede?
«Il mio compito da buon commissario è quello, prima di tutto, di ascoltare. Analizzare quello che è successo, certo. Sappiamo che noi, al Nord, scontiamo su temi come sicurezza e immigrazione una diffidenza che diminuisce il nostro consenso. A Verona c’è stata anche la particolarità della presenza di uno come Tosi, che ha scelto di percorrere una via nuova rispetto al resto del centrodestra trovando anche alcuni punti di contatto con noi. Ma ora dobbiamo pensare soprattutto a voltare pagina, con l’obiettivo di migliorare il nostro radicamento in questa parte del Paese».
Arriva qui proprio nel bel mezzo della campagna referendaria per l’autonomia. Che ne pensa?
«Intanto noto che sta portando a qualche screzio nel centrodestra, vedi la polemica tra Giorgia Meloni e Roberto Maroni, tra un partito nazionalista come Fratelli d’Italia e uno federalista come la Lega. Noi del Pd crediamo nel federalismo, la riforma della costituzione purtroppo bocciata lo avrebbe ampliato. Già oggi, comunque, le regioni possono chiedere più autonomia allo Stato centrale, non serve un referendum. Non vogliamo lasciare questo tema solo alla Lega, penso comunque che lasceremo libertà di voto».
Verona è anche la città che talvolta finisce in prima pagina per qualche coro nazista allo stadio, che la sua legge punirebbe duramente.
«Le mie opinioni in merito sono note, non vorrei inflazionarmi su questo tema».
Che tipo di messaggio vorrebbe far passare ai suoi compagni di partito veronesi?
«Un messaggio di coesione, partecipazione, e anche di ottimismo. Siamo la forza che, in Italia, può davvero promuovere lo sviluppo del Paese, riportandola a primeggiare in Europa. È importante essere tutti uniti e compatti su questo fronte, a partire dai territori».
La debacle a Verona Al Nord siamo in difficoltà su temi come sicurezza e immigrazione Qui, per giunta, c’è stata anche la particolarità della presenza di Tosi
L’autonomia Siamo una forza federalista e non vogliamo lasciare questo tema alla Lega. Sul referendum daremo libertà di voto