Ditta spegne gli accendini nostalgici «Mercato in calo e aria di polemica»
Fino a qualche giorno fa erano messi ben in evidenza in homepage: una serie - una collezione - di accendini rigorosamente neri come la pece, con delle decorazioni e delle scritte bianche. Tutti slogan del Ventennio, profili di Mussolini, fasci littori, lo stemma della Decima Mas, con tanto di motto «Memento audere semper». Concessione modernista con la più recente croce celtica e le scritte «Barcollo ma non mollo» (ma c’è anche il più classico «Boia chi molla»), «O con noi o contro di noi». Ora non c’è più traccia, sul sito della società veronese Blugarda, specializzata in oggettistica personalizzata, dalle t-shirt alle collanine. Alcuni dei prodotti di punta erano chiaramente rivolti ai nostalgici.
Erano, perché non sono più in vendita. Al loro posto, ora, l’azienda, con sede a Peschiera, preferisce mettere in evidenza completini per bambini con delfini colorati, adesivi «I love my horse» e merchandising dedicato al lago di Garda. Primi effetti della legge Fiano, al momento approvata solo alla Camera? Il titolare, Antonio Olivito, dice di essere più che altro preoccupato dal clima, divenuto quanto mai ostile a questi prodotti, che pur una volta, «tiravano», anche se chiaramente destinati a una «nicchia» di consumatori. «Il sito fino a qualche settimana fa - spiega Olivito - non veniva aggiornato da tempo. Era da un po’ che stavo pensando di eliminare questi prodotti, alla luce anche delle polemiche. C’è da dire che non vendono più come un tempo, come sette o otto anni fa». E il nuovo provvedimento? «Sono un po’ preoccupato, penso sia una cosa molto stupida. Non vedo in questi gadget nessuna apologia. Il fascismo poi è già fuorilegge, non si capisce cosa andrebbero a contrastare». Olivito, mette ben in chiaro di non essere fascista. «Il duce? - conclude - Qualche cosa buona magari l’ha anche azzeccata, ma ha anche fatto delle grandi c…». Nel Veronese c’era stato anche un altro importante precedente: quello del negozio di Garda denunciato da due turisti americani perché vendeva del vino sulla cui etichetta campeggiava Adolf Hitler.