«I Tommasoli lasciati soli E quasi dieci anni nei tribunali senza avere ancora giustizia»
«Dieci ore in camera di consiglio per pronunciare la terza sentenza d’appello che, di fatto, sappiamo già adesso che non ha ancora chiuso un caso giudiziario che si protrae ormai da dieci anni». Perché a maggio del 2018, tanto sarà effettivamente trascorso dall’aggressione costata la vita a Corticella Leoni al grafico di Negrar Nicola Tommasoli.
«Ed è certo fin da adesso che, quel giorno, i genitori della vittima non si saranno ancora visti riconoscere la giustizia che tanto coraggiosamente, in modo silenzioso e composto, mai sopra le righe, si ostinano a cercare, peregrinando nelle aule dei vari tribunali, in memoria del figlio».
L’avvocato torinese Giorgio Alvino, con il collega Franco Rossi Galante, assiste con caparbietà e determinazione Luca e Maria Tommasoli: sempre presenti alle innumerevoli udienze celebrate dal primo grado per stabilire verità e responsabilità sulla tragica perdita del figlio di soli 29 anni, l’altro ieri invece non c’erano nell’aula bunker di Mestre ad attendere le «quasi 10 ore in camera di consiglio» necessarie alla prima sezione dell’Assise d’appello di Venezia per pronunciare la terza sentenza di secondo grado dopo due rinvii consecutivi dalla Cassazione. Tempi lunghissimi, per ottenere una Giustizia che ancora non c’è: «Una tempistica sciagurata per tutti, non solo per i miei clienti che in questo processo infinito sono parte civile, ma anche per gli stessi imputati che non conoscono ancora quale sarà il loro destino» sospira Alvino, secondo cui, «alla fine, quando arriverà l’ultima sentenza di questo caso, difficilmente la si potrà definire Giustizia visti i tempi necessari per arrivarci». Tre mesi per motivare il verdetto di due giorni fa, altri 45 giorni a disposizione delle difese per la predisposizione del già annunciato terzo ricorso alla Suprema Corte, a cui toccherà ancora una volta il compito (e sarà la terza) di decidere se rinviare di nuovo gli atti a Mestre per il quarto processo d’appello oppure, al contrario, rendere definitiva la sentenza di venerdì. «Tutte le strade sono aperte, ovviamente come legale della famiglia il nostro auspicio - dichiara Alvino - è che stavolta la Cassazione rigetti ogni ulteriore impugnazione. Quest’ultima pronuncia dell’Appello ha riconosciuto la colpevolezza e la compartecipazione nella drammatica morte di Nicola di tutti e cinque gli imputati, e questa è sempre stata la nostra tesi e convinzione fin dall’inizio. Ringraziamo i giudici per aver accolto e condiviso le nostre istanze di parte civile, anche perché questa volta a Mestre ci hanno lasciati soli a combattere la nostra battaglia per la verità. Infatti alla scorsa udienza il nuovo rappresentante dell’accusa aveva sorprendentemente chiesto l’assoluzione degli ultimi due imputati e la riduzione delle pene già inflitte ad altri due: istanze che avevano lasciati increduli e sconcertati i genitori di Nicola».
Sei anni e 8 mesi a Guglielmo Corsi e Andrea Vesentini, conferma delle condanne a 7 anni e 5 mesi per Raffaele Dalle Donne e a 10 anni e 8 mesi per Federico Perini e Nicolò Veneri: confermato anche il concorso nel reato, che invece sarebbe venuto a cadere se i giudici avessero accolto le richieste del vice procuratore generale Bruno Francesco Bruni.«È una sentenza choc ha commentato Stefano Grolla, difensore di Corsi, subito dopo l’udienza -. Siamo sconvolti come i nostri assistiti e i loro famigliari che dopo quasi dieci anni non vedono ancora la parola fine a questa vicenda giudiziaria. Leggeremo le motivazioni ma se i giudici hanno detto di seguire le indicazioni della Cassazione e poi hanno emesso una sentenza di condanna c’è un evidente vizio logico-giuridico. Faremo ricorso in Cassazione, sono curioso di vedere cosa succederà». Ma i Tommasoli non la vedono così: «Quest’ultima sentenza li ha rasserenati e siamo certi auspica Alvino -che stavolta le motivazioni dell’Appello soddisferanno le richieste di precisione giunte l’ultima volta dalla Cassazione». Per saperlo, non resta che aspettare. Per l’ennesima volta.