Parrocchie, la rivoluzione Via le 379 «comunità» arrivano 55 unità pastorali
Le 379 comunità ecclesiastiche della provincia verranno raggruppate in 55 unità pastorali Ci vorranno anni per realizzare il piano. E più preti vivranno sotto lo stesso tetto
La rivoluzione a cui sarà sottoposta la diocesi di Verona sarà una rivoluzione dolce, lenta ma inesorabile. Le 379 parrocchie verranno sostituite da 55 unità pastorali, già definite, rimane solo qualche intervento di cesellatura.
Ci vorrà molto tempo, e tanta pazienza. È un ritornello che si è sentito spesso in Curia negli ultimi mesi. D’altronde è sempre così quando c’è di mezzo l’orgoglio da campanile. E questa volta i campanili c’entrano letteralmente.
La rivoluzione a cui sarà sottoposta la diocesi di Verona sarà una rivoluzione dolce, lenta ma inesorabile. Le 379 parrocchie verranno sostituite da 55 unità pastorali, già definite, rimane solo qualche intervento di cesellatura. Attenzione, però, ufficialmente nessuno cancellerà le parrocchie, che continueranno a esistere con il proprio nome e il proprio santo patrono. A cambiare sarà, più che altro, la governance, ma saranno modifiche sostanziali. Non ci sarà più il sacerdote dedicato alla singola, piccola comunità raccolta attorno a una chiesa. Bensì un’équipe di preti che seguiranno, in certi casi, decine di migliaia di fedeli. L’indirizzo generale è noto già dallo scorso novembre, ma la road map è stata messa a punto in questi giorni. Ancora una volta, con molta cautela: ci sono le parrocchie da informare una a una, occorrerà verificare che non ci sia un’opposizione da parte dei consigli pastorali locali, formati da fedeli laici. Insomma, c’è già il piano, ma per la sua attuazione si parla di diversi anni, forse addirittura sei, sette.
I confini, in linea di massima sono già tracciati. Prima sorpresa: scompare uno dei diciotto vicariati, quello di Ca’ di David, che comprendeva anche diversi comuni della zona, tra cui San Giovanni Lupatoto. Un residuo storico, il fatto che fosse intitolato a quella che ora è una frazione di Verona, ma in passato un centro molto importante dell’area. Sarà aggregato a quello, già esistente, di Verona Sud.I vicariati, comunque, sopravviveranno come «enti amministrativi di primo livello», delle specie di province, insomma.
Ognuno avrà dalle tre alle quattro unità pastorali. Per fare un esempio: quello di Verona centro sarà diviso in quattro zone: la Cattedrale (che comprende anche i Filippini, San Fermo, Sant’Anastasia e Sant’Eufemia), San Zeno (che comprende anche parrocchie centralissime come San Nicolò all’Arena e i Santi Apostoli, e la parrocchia del Tempio Votivo, a due passi dalla stazione), Veronetta e Borgo Trento (che comprende anche Santo Stefano e San Giorgio in Braida, oltre a San Mattia sulle Torricelle). In tutto, il capoluogo sarà suddiviso in 14 unità pastorali, a cui si aggiunge la quindicesima, nel vicariato di Verona sud, di San Giovanni Lupatoto.
La zona del lago sarà divisa in sette unità, tre in provincia di Verona (Peschiera - Lazise, Garda - Bardolino e Torri - Malcesine) e quattro in provincia di Brescia (Valtenesi, Desenzano, Sirmione e Lonato). Altrove saranno previste grosse unità pastorali «comunali» (l’esempio più calzante è quello di Villafranca: già funzionante con qualche malumore) e altri territorialmente più vasti (come quello di Roverè, che includerà i comuni di Velo Veronese, San Mauro di Saline, una parrocchia di Badia Calavena) e alcune frazioni di Verona (Moruri e Cancello).
Tra gli altri grandi centri, Legnago sarà spaccato in due, con un’unità destra Adige (con il capoluogo, San Pietro di Morubio, Angiari e Roverchiara) e sinistra (la frazione Porto e altri centri fino a Bevilacqua). La scelta, dunque, è stata di puntare su unità «grandi», più ampie rispetto alle prime sperimentazioni (alcune sopravviveranno, tra cui quella di Sant’Anna d’Alfaedo, ormai rodata da anni).Non è solo una questione di confini: dietro all’operazione, c’è infatti la presa d’atto del calo del clero, a seguito della crisi delle vocazioni (già ora sono attivi 330 sacerdoti, meno del totale delle parrocchie, ma molti di loro hanno altri compiti). «Il calo di sacerdoti è un problema reale - ha detto in più occasioni il vescovo Giuseppe Zenti - anche se siamo messi molto meglio rispetto ad altre diocesi. La riorganizzazione aiuterà ad affrontarlo»I Tra le conseguenze, anche la convivenza dei sacerdoti, sollecitata dallo stesso vescovo: probabilmente alcuni andranno a risiedere sotto lo stesso tetto. «È solo un indirizzo - fa sapere don Roberto Campostrini, vicario generale della diocesi - ognuno potrà sceglier. E non c’è nulla scolpito sulla pietra: ogni suggerimento che arriverà dai confratelli e dai parrocchiani sarà tenuto in considerazione».
Monsignor Giuseppe Zenti Il calo di sacerdoti è un problema reale anche se siamo messi molto meglio rispetto ad altre diocesi. La riorganizzazione aiuterà ad affrontarlo