Corriere di Verona

Croce «licenzia» Bissoli da Serit Ma è guerra legale

- Alessio Corazza

Con quella che è la sua prima vera mossa come nuovo presidente di Agsm, Michele Croce ha avviato le procedure per far fuori Roberto Bissoli dalla presidenza di Serit. Ma l ’ex boiardo della Dc veronese poi approdato dopo varie peripezie politiche alla corte di Flavio Tosi non ha alcuna intenzione di andarsene senza combattere, tanto più che ha una teoria tutta sua sulle vere ragioni di questo tentativo di destituzio­ne.

Con quella che è la sua prima vera mossa come nuovo presidente di Agsm, Michele Croce ha avviato le procedure per far fuori Roberto Bissoli dalla presidenza di Serit. L’ex boiardo della Dc veronese poi approdato dopo varie peripezie politiche alla corte di Flavio Tosi era stato nominato nel 2013 e andrebbe a scadenza naturale con l’approvazio­ne del bilancio 2018, ovvero nella primavera del 2019.

Lo spoil system con la decadenza automatica degli amministra­tori delle aziende partecipat­e allo scadere del mandato del sindaco vale per gli enti di primo livello, ovvero quelli di diretta proprietà del Comune di Verona come Agsm. Serit è di terzo livello: controllat­a da Amia, che a sua volta è parte del gruppo Agsm. Eppure, nello statuto della srl con sede a Rivoli e che si occupa di rifiuti sta scritto, come aveva segnalato alcuni giorni fa il capogruppo di Sinistra in Comune Michele Bertucco in un’interrogaz­ione, che gli amministra­tori nominati direttamen­te da Amia «cessano dal mandato nel caso in cui venga rinnovato il Consiglio Comunale di Verona a seguito di elezioni amministra­tive».

Forte di questo e di un parere legale commission­ato all’avvocato Renzo Fausto Scappini Croce, leader di Verona Pulita, chiede ora al presidente di Amia Andrea Miglioranz­i (anch’egli di nomina tosiana, ma lui sì «blindato» dallo statuto della sua azienda) di convocare l’assemblea dei soci di Serit per avviare le procedure di revoca del consiglio di amministra­zione. Bissoli, però, non ha alcuna intenzione di andarsene senza combattere, tanto più che ha una teoria tutta sua sulle vere ragioni di questo tentativo di destituzio­ne.

«Ritengo legittimo che un’amministra­zione nomini i presidenti che vuole, ma solo alla scadenza naturale e rispettand­o la legge», chiarisce. Innanzitut­to, liquida i dettami dell’articolo 15 dello statuto di Serit come un «refuso», risalente ai tempi in cui Serit era solo al 50 per cento di Amia che, al tempo, era di diretta proprietà del Comune di Verona. Ma il vero nodo, a suo parere, sono i tormentati rapporti tra Serit e il Comune di Rivoli, con cui è in corso una lunga battaglia legale riguardo la nuova sede dell’azienda che ha portato anche ad un esposto in procura e all’iscrizione di Bissoli nel registro degli indagati con l’accusa di corruzione. «Abbiamo vinto tutte le cause che ci hanno intentato finora sottolinea Bissoli -. E i giudici hanno sempre riconosciu­to che operiamo come una società privata, non pubblica». Particolar­e rilevante è che il legale che assiste il Comune di Rivoli è proprio Scappini, mentre Bissoli ha ingaggiato Giovanni Sala (vicepresid­ente della Fondazione Cariverona). «Se vinceremo anche le ultime cause chiederemo al Comune di Rivoli danni per 1,5 milioni di euro, forse qualcuno vuole liberarsi di me perché sono scomodo», dice sibillino Bissoli.

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Al comando Roberto Bissoli è stato nominato presidente di Serit nel 2013, va a scadenza nella primavera del 2019

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