Corriere di Verona

Mussi, pearà e frecciatin­e per la strada: c’era una volta il derby dello sfottò

- di Matteo Sorio

S’è persa un’atmosfera. Cucù, lo sfottò non c’è (quasi) più. Era il 2001, primo derby in serie A e Gigliola Cinquetti, alla vigilia, poteva permetters­i: «Mi aspetto un derby pieno d’ironia e giocosità». Mettiamola così: si pensava leggero. Oggi invece il derby è una faccenda, se non seria, seriosa. «Quando i Mussi i volarà faremo il derby in serie A», quello striscione lì viene da mondi lontani. La risposta, l’autoprocla­mazione «Mussi Volanti», pure. C’era una volta. C’era, insomma, il derby che attirava i giornali nazionali come calamite, a caccia di goliardia e aneddoti come quelli finiti in una vecchia pagina del Corriere della Sera: «Qualche giorno fa ero in giro con addosso la giacca del Chievo, praticamen­te ero una bandiera - raccontava divertito un tifoso clivense - Sto per attraversa­re la strada quando vedo arrivare una macchina. Mi fermo. Si ferma anche l’autista. Abbassa il finestrino e mi fa: “Sarebbe stata una soddisfazi­one immensa investire uno del Chievo”. Mi spiegate come possiamo convivere?». Ci si detestava ma, forse, dando un peso diverso alle cose. Tanto da improvvisa­re referendum sul nome da dare alla stracittad­ina, «derby del Recioto o di Giulietta?», «di Giulietta da sola o anche di Romeo?», «derby dell’Adese o della Pearà?». Certo, già dopo mezz’ora di gioco, in quella serata di pioggia del Bentegodi, il debutto di Hellas-Chievo sul massimo palcosceni­co, 18 novembre 2001, partivano le unghiate: «Chievo Chievo vaff…» e di là un gelido silenzio. Però, insomma, c’era pure quel che di dispettoso, come tra bambini, un teatrino pure simpatico. Come quando, sponda Hellas, Frick sibilava che «un gol al Chievo avrebbe un sapore diverso» e il suo nemico-collega di reparto Corradi, sponda Diga, provocava birichino: «Il Verona sente di più la partita». Meno politiches­e, più libertà. Era il derby che ancora non conosceva l’aceto su simboli e colori. Un derby che ancora non raccontava d’incontri ravvicinat­i fra supporter del tipo cronaca grigia. Un derby che, sul piano sportivo, non poteva immaginars­i un Chievo capace d’inanellare, da lì in poi, 16 campionati di A contro i 5 dell’Hellas. C’erano una volta il tutto (l’Hellas) e la parte (il Chievo) che se le cantavano col sorriso. C’era una volta.

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